di Alessandra Fassari
Dalle parole ai fatti, British Airways si sarebbe già mossa per mettere i bastoni tra le ruote al salvataggio di Alitalia. International Airlines Group, cui fanno capo le compagnie aeree Iberia e British Airways, avrebbe già avviato le procedure per investire l’Unione europea di un presunto aiuto di Stato nei confronti della compagnia. La tesi è che Poste italiane, fattasi avanti con 75 dei 300 milioni dell’ultimo aumento di capitale, essendo al 100% di proprietà pubblica avrebbe fatto in sostanza da foglia di fico, portando alla società soldi non di un’azienda privata ma dello Stato. Ad annunciare l’iniziativa è stato il ceo del gruppo, Willie Walsh, a Londra. Il vettore britannico darebbe così a Bruxelles un elemento in più per bloccare l’aumento di capitale e di fatto trascinare Alitalia verso una possibile liquidazione.
Le accuse di Londra
Mentre la Commissione europea attende il dossier, Walsh ieri ha messo le mani avanti ricordando come le compagnie aeree che ricevono aiuti di Stato danneggiano quelle che agiscono correttamente. E non è la prima volta che Londra attacca. Già il 14 ottobre scorso la società aveva parlato apertamente di aiuti di Stato, rilevando che le Poste sono controllate direttamente dal ministero dell’Economia. Un intervento che la società guidata da Massimo Sarmi giustifica ricordando che Poste ha già la proprietà di una piccola compagnia aerea, la Mistral Air. Tesi che però non convince affatto i concorrenti. Il rischio di una sanzione europea ha prodotto intanto un effetto tangibile: Air France non ha ancora preso una decisione definitiva sulla sottoscrizione dell’aumento di capitale, con il rischio di diluirsi dal 25 all’11%. Situazione evidenziata ieri dal numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni. “Mi risulta che stiano facendo le loro valutazioni e che non hanno preso una decisione”, ha detto il banchiere interpellato a margine del Business forum Italia-Germania, Confindustria-Bdi. I rappresentanti di Air France nel consiglio di amministrazione di Alitalia hanno però votato a favore dell’aumento di capitale. Dunque non resta che attendere i tempi tecnici previsti per vedere se Parigi metterà ancora soldi in Alitalia oppure no.
Tre settimane
Tempo, circa tre settimane, che Air France si prenderà probabilmente tutto, anche per capire come si orienterà la Commissione europea. Il veto infatti non è scontato, visto che sui cieli d’Europa ogniuno fa un po’ come gli pare. Più emblematico di tutti, in tal senso, è in caso dei fondi incassati da Ryanair, che ogni anno riceve più o meno 100 milioni di euro pubblici (versati da Regioni e Comuni) solo per accettare di volare in Italia, facendo scalo su aeroporti minori destinati diversamente a chiudere o a essere pochissimo serviti. Soldi che formalmente però arrivano dai “fondi sviluppo rotte e marketing” stanziati dagli aeroporti di casa nostra per riuscire ad attirare il traffico low cost. Ieri così il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi è tornato a parlare di Alitalia, augurandosi che alla fine Air France sottoscriva l’aumento di capitale. Altrimenti scenderà sotto l’11% e la ricerca di un partner internazionale sarebbe aperta ad altri.