Questo mondo ha sempre meno spazio per le persone perbene, che sacrificano anche lauti stipendi e carriere per le Istituzioni. Una tra queste è certamente il professore Pasquale Tridico, che ha presieduto l’Inps, cioè l’ente che paga le pensioni agli italiani, negli anni più difficili dell’istituto.
Pur considerato da tutti come un carrozzone, l’Inps ha svolto un ruolo fondamentale nelle fasi più buie della pandemia, gestendo i ristori che secondo gli avversari politici del governo dell’epoca, guidato da Giuseppe Conte, dovevano arrivare invece sostanziosi e puntuali come treni svizzeri. Tridico ha avviato un’imponente ristrutturazione informatica, stabilizzando molti lavoratori precari, e sostenendo con l’erogazione del Reddito di cittadinanza la più massiccia azione mai vista in Italia per ridurre le disuguaglianze tra ricchi e poveri.
Con tutti i sondaggi che davano in vantaggio le destre, a Tridico fu offerta una poltrona sicura (e meglio pagata) in Parlamento, che però rifiutò per concludere il mandato. Il senso dello Stato non è però merce per tutti, e i partiti ora al governo non fanno prigionieri, affamati come sono di potere e di poltrone. Così, con un siluramento ai limiti della legittimità, giustificato da una supercazzola (la ridefinizione del ruolo di direttore generale) la Meloni ha commissariato Inps e Inail, prenotando per qualche fedelissimo presidenze e Cda. Un atto di squadrismo istituzionale, che squalifica più di quanto già non lo sia questo governo. E vale più di qualunque medaglia per Tridico.