Ci risiamo. “Ciò che posso fare, insieme a Ferrovie dello Stato, è arrivare a 1.500 vigilantes entro l’estate per garantire sicurezza nei treni e nelle stazioni”, ha detto ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Peccato che la promessa non sia nuova e che finora il governo Meloni abbia fatto flop su uno dei temi identitari delle destre, vale a dire la sicurezza.
Il ministro Salvini assicura che entro l’estate arriveranno nelle stazioni ferroviarie 1.500 vigilantes. Ma fece lo stesso annuncio quattro mesi fa senza esito
Era il 5 gennaio quando, pochi giorni dopo l’aggressione nei confronti di una turista israeliana nella stazione di Roma Termini, Salvini annunciava un maxi piano per garantire più sicurezza nelle stazioni italiane, sui treni e nelle aree ferroviarie. Il leader della Lega, con tanto di comunicato diffuso dal suo ministero, annunciava oltre 300 assunzioni all’anno per tre anni, dal 2023 al 2025 compreso, fino a raggiungere un organico di 1500 persone di supporto alle forze dell’ordine, in coordinamento col Viminale, “perché – spiegava il ministro leghista – tutelare i cittadini che lavorano e viaggiano è una priorità del governo”.
Pochi giorni dopo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, avrebbe inaugurato l’operazione “Stazioni sicure”, contro i reati nelle vicinanze dei principali scali ferroviari. Un piano su cui Salvini ci avrebbe messo il cappello in qualità di ministro dei Trasporti. La premier in persona, Giorgia Meloni, il 29 gennaio in una puntata della sua rubrica social “Gli appunti di Giorgia”, in occasione dei 100 giorni del suo governo, si diceva “contenta che il ministro dell’Interno abbia avviato al Viminale un progetto significativo, ‘Stazioni sicure’, con una mobilitazione molto importante di forze dell’ordine con controlli a tappeto nelle principali stazioni italiane”.
E ancora. “Si è partiti da Milano, Roma, Napoli, con un dispiegamento di migliaia di uomini che ovviamente sono chiamati a controllare quello che accade. Perché non è normale che si debba aver paura di prendere il treno quando è buio, o che i turisti debbano avere come prima immagine della città il degrado che si vive nella stazione”.
Peccato però che il piano sicurezza si sia rivelato un vero flop. Appena qualche mese dopo – il 6 marzo – un uomo armato di un coltello ha aggredito sei persone alle spalle dello scalo milanese. Un’aggressione che, successivamente, ha spinto il capo del Viminale a inviare una direttiva per intensificare le attività di controllo nelle zone adiacenti alle stazioni ferroviarie di Roma, Napoli e Milano ai prefetti delle tre città in questione per assicurare “una presenza rafforzata e visibile delle Forze di polizia” e offrire “una più efficace risposta al bisogno di protezione in zone dove la percezione di insicurezza è molto diffusa”.
In particolare, sulla base delle indicazioni fornite dal titolare del Viminale, i prefetti, integrando i piani di controllo coordinato del territorio da parte delle forze di polizia, avrebbero dovuto attivare nelle aree adiacenti alle stazioni dispositivi specifici di vigilanza con l’obiettivo di metterle più stabilmente in sicurezza e restituirle così alla piena fruibilità da parte delle comunità di riferimento.
Roma, dopo l’addio di Bruno Frattasi, è da 54 giorni senza prefetto
Tra parentesi, ricordiamo, che Roma, dopo l’addio di Bruno Frattasi, è da 54 giorni senza prefetto. Ad ogni modo la direttiva non è stata sufficiente a prevenire i reati e a mettere in sicurezza le stazioni. Col risultato che le violenze non si sono fermate. Solo pochi giorni fa un 27enne marocchino ha violentato una donna in un ascensore della stazione centrale di Milano. Nella Milano di Salvini, appunto. Uno smacco doppio per chi continua a fare promesse e annunci al vento. Ma in realtà per tutto il governo che inciampa su uno dei suoi cavalli di battaglia.