La mobilitazione unitaria è stata decisa ad inizio aprile, prima del decreto lavoro. Ma ora nel calderone delle proteste dei sindacati, entra inevitabilmente anche quest’ultimo provvedimento. Lo smantellamento del Reddito di cittadinanza, le norme per rendere più precari i contratti di lavoro, la misura spot del taglio del cuneo fiscale per appena 5-6 mesi gridano vendetta.
Accanto a questo ci sono le richieste considerate prioritarie da Cgil, Cisl e Uil: la tutela dei salari e delle pensioni, erosi dall’inflazione; il rinnovo dei contratti, con lo stanziamento delle risorse necessarie per il pubblico impiego; la riforma del fisco con “una forte riduzione” del carico su dipendenti e pensionati, una maggiore tassazione degli extraprofitti e delle rendite finanziarie; il potenziamento dell’occupazione e della sicurezza; il contrasto alla precarietà; la necessità di procedere a una riforma previdenziale e di dire basta alle morti sul lavoro.
I sindacati scenderanno in piazza sabato a Bologna. Poi il 13 a Milano e il 20 a Napoli
Il primo appuntamento dei sindacati in piazza sarà sabato prossimo a Bologna, poi il 13 a Milano e il 20 a Napoli. Il governo fa finta di non capire. Tra tutti il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepremier Matteo Salvini. “Un sindacato che annuncia uno sciopero contro l’aumento degli stipendi degli operai e dei lavoratori non l’ho mai sentito nella storia dell’uomo. Conosco sindacati che protestano quando gli stipendi sono fermi. Però – ha detto il leader leghista – quando c’è un governo che mette per tutto il 2023 in busta paga fino a cento euro in più al mese e un sindacato e un partito di cosiddetta sinistra dicono faremo opposizione a questo decreto è veramente surreale”.
Il leader della Lega si spinge a invitare i sindacati al ministero di Porta Pia. Che comunque non si sottraggono. Qualcuno legge in questo invito un nuovo round nella competizione tra lui e Meloni. Ma a parte che l’aumento in busta paga, dal taglio del cuneo fiscale, non sarà nell’ordine dei 100 euro come dice il governo, quello che i sindacati e le opposizioni contestano è il carattere spot della misura. Per renderla strutturale, ha ipotizzato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ci vorrebbero dieci miliardi.
Ma tra la scelta del governo di sposare una linea di prudenza sui conti e il ritorno che si prefigura con la riforma del Patto di stabilità all’Austerity non tira affatto una bella aria e le speranze di trovare le coperture sono a dir poco vane. Del resto se nel centrodestra c’è l’auspicio che in futuro possa rientrare l’emergenza energetica, e non servano altri interventi a sostegno di famiglie e imprese per le bollette, la realtà dice il contrario. Anzi, la sciagurata manovra del governo di tagliare i sussidi ha portato a una nuova impennata delle tariffe del gas del mese di aprile. A Bologna ci sarà anche la segretaria dem Elly Schlein, secondo cui “il governo deve prendere misure che sanino le piaghe strutturali del mercato del lavoro”.
Conte: “Meloni deve chiedere scusa ai suoi elettori perché li ha presi in giro”
Ancora in dubbio la presenza di Giuseppe Conte. Il leader del M5S rileva le contraddizioni del governo sul Rdc. “Credo che Meloni debba chiedere scusa a me e ai 5 Stelle perché ha fatto una campagna di demonizzazione contro questa misura e invece ora scopriamo che è necessaria, lo è per famiglie con minori, persone anziane, disabili. E deve chiedere scusa anche ai suoi elettori perché li ha presi in giro, ha detto che c’erano i ‘divanisti’ e ora scopriamo che anche loro conservano un sostegno e tra un anno quando quel sussidio finirà, lo prorogheranno, perché si tratta di persone che hanno una istruzione e qualificazione bassa e sono difficilmente collocabili”.