Mes, Patto di stabilità, balneari, Green deal. L’Italia è sempre più isolata in Europa. Leopoldo Nascia, redazione di Sbilanciamoci.info, qual è il suo giudizio?
“Su alcune cose l’Italia rischia l’isolamento. Sicuramente la partita più importante è quella del Patto di stabilità. E su questo mi pare che rischiamo di tornare indietro alla situazione pre-Covid con disavanzi di bilancio sotto controllo, commissariamento di fatto del Paese. E poi c’è anche la partita della concorrenza più che dei balneari. Non si capisce perché ci debba essere la concorrenza sul trasporto pubblico locale ma non sulle concessioni dei balneari. Se non per motivi elettorali. L’Italia è fuori dalle regole europee oramai da decenni e perseverare su questo è una partita che non porta a essere popolari all’interno dell’Europa”.
Ritiene che con questo governo corriamo il rischio di ripiombare nella stessa situazione in cui ci fece trovare il governo Berlusconi nel 2011?
“O il governo Monti subito dopo Berlusconi? Potrebbe essere un mix tra i due. E potrebbe ora l’esecutivo utilizzare il Patto di stabilità come motivazione per togliere quello che è rimasto del welfare. Il governo sta smantellando il Reddito di cittadinanza e quei paletti che avevano messo i governi Conte sul lavoro precario col decreto Dignità. Una scusa per poter andare avanti con le liberalizzazioni, che chiamano riforme dei servizi pubblici ma sono riforme al ribasso”.
Pnrr. Corriamo davvero il rischio di non riuscire a spendere tutti i soldi?
“Ma questo lo sapevamo fin dall’inizio. Il governo Conte II ha fatto molto lavoro per ridare un peso all’Italia dentro le politiche europee e ora mi sembra che stiamo tornando a una situazione tra l’ultimo governo Berlusconi e quello Monti con il monitoraggio sui nostri conti pubblici e varie spending review che non solo altro che tagli della spesa lineari e liberalizzazioni forzate di alcuni settori. Che portano, infine, ad aumentare la povertà e le diseguaglianze. Laddove l’Europa ci chiede da tempo di estendere il Reddito di cittadinanza ed avere un salario minimo. Un’altra partita importante su cui questo governo ha subito mostrato una posizione diversa è sul no allo stop ai motori a benzina e diesel dal 2035. Quando dovrebbe invece muoversi in anticipo rispetto alla scadenza del 2035 accompagnando la riconversione industriale con misure di spesa significative che evitino una macelleria sociale. Accettare di finanziare gli inceneritori come avverrà nel Lazio non mi pare poi logico in una visione di sostenibilità ambientale”.
La transizione ecologica è a rischio?
“Molto a rischio. Dovrebbero essere aumentati per qualità e frequenza i mezzi pubblici di linea e resi accessibili a tutti. Alla fine poche persone si potranno permettere il passaggio all’automobile elettrica, molti dovranno ricorrere ai mezzi pubblici e nel frattempo se verranno tagliati sarà un bel problema”.
Il governo oltre all’Austerity che arriva dall’Europa ha scelto la linea della prudenza sui conti nel Def.
“Esattamente. Aveva già fatto una legge di Bilancio più che restrittiva mentre si potevano anticipare alcune riforme. Nel momento in cui si sta raffreddando il clima economico internazionale, per il conflitto in Ucraina, ridurre le spese pubbliche significa compromettere qualsiasi crescita economica e dunque il Pil e acuire le disuguaglianze. E non parlo solo di disuguaglianze di reddito ma anche quelle territoriali e sanitarie. L’accesso alle cure nel Sud è più difficoltoso rispetto a quanto avviene al Nord. Molte disuguaglianze possono essere mitigate, se non risolte, solo da una buona politica che attualmente non vedo”.
Aumenta il divario tra prezzi e salari.
“Il governo ha detto apertamente che vuole la moderazione salariale, che vuole evitare una rincorsa prezzi-salari. E d’altro canto c’è il discorso del drenaggio fiscale che è scomparso dall’agenda politica da 20 anni. L’ultima volta che fu parzialmente restituito fu all’epoca del primo governo Prodi. Noi abbiamo un sistema fiscale fatto con imposte aggiuntive locali, che sono l’Irpef regionale e comunale, e per il lavoro dipendente c’è una detrazione regressiva col reddito. Se anche quest’ultima non si aggiorna con l’inflazione è ovvio che si demolisce la progressività. Ma il governo non mi sembra che abbia fatto provvedimenti in questo senso”.
Lei prima ha accennato al salario minimo. È anche ora che in Italia ci sia una legge che lo introduca?
“Mi sembra sacrosanto. Sarebbe un atto di civiltà. Poi andando a vedere la mappa dell’Europa, tutti i paesi più importanti ce l’hanno. Fare un salario minimo anche accettabile come ammontare mi sembra doveroso e mi sembra che lo abbia richiesto anche l’Europa. Che poi non è una cosa rivoluzionaria da Unione sovietica ma una misura di civiltà per far sì che il lavoro non diventi una merce al miglior prezzo come possono essere le patate. Se il governo dopo 30 anni – posso escludere il Conte II – invece di tutelare il lavoro tutelasse i lavoratori sarebbe un bel passo in avanti. Mettere il salario minimo in un mercato del lavoro così precarizzato è doveroso. Potrebbe non avere senso solo se tutto il sistema lavorativo fosse a contratti collettivi nazionali tutti a tempo indeterminato. Ma non è così”.
Sono 196 le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro, tra gennaio e marzo scorsi. In aumento.
“Una parte più ampia del costo del lavoro dovrebbe essere destinata a mettere in sicurezza i lavoratori. Ci vorrebbe una maggiore attenzione alla sicurezza e una minore attenzione alla produttività a tutti i costi che distrugge il lavoratore. Inoltre, rispetto a 30 anni fa, andiamo in pensione anche in età molto più avanzata. Avendo lavoratori sempre più anziani è più facile che si facciano male. Se ho una forza di lavoro più anziana e più fragile devo metterla in condizione di lavorare in maggiore sicurezza. Ci sono normative che forse dovrebbero essere estese anche alle imprese un po’ più piccoline. Capisco che questo crei un aggravio di costi ma a livello di sistema che questo non avvenga fa delle vittime. I nostri partner devono essere Francia, Germania, Olanda e non possiamo guardare a quei paesi dove le norme sono assenti o non rispettate. Altrimenti retrocediamo in serie B, ma forse è già così e non facciamo più parte della serie A”.