È sconfortante la mappa delle tasse sulle imprese tracciata dalla Cna, la maggiore confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Da questo quadro risulta che nel 2022 una piccola attività di Agrigento ha avuto bisogno di lavorare oltre un mese in più per far fronte al carico fiscale rispetto a una di Bolzano.
Insostenibile lo scarto tra Agrigento e Bolzano. E in media vanno in tasse tutti i profitti fino a luglio
La data da cerchiare sul calendario, quella a partire dalla quale i profitti si possono ritenere idealmente prodotti per sé, è infatti il 30 luglio nella città siciliana a fronte del 18 giugno bolzanino. E non è solo questa la “brutta notizia” contenuta nel tradizionale studio “Comune che vai fisco che trovi”, dell’Osservatorio permanente sulla tassazione delle Pmi, che analizza i tributi erariali, locali e i contributi sul reddito d’impresa ed il suo contraltare, il reddito disponibile.
In media il total tax rate calcolato è del 52,7%, per l’Italia, e il tax free day il 10 luglio, in netto anticipo rispetto all’anno precedente quando era il 7 agosto. Quasi un mese più tardi. Un progresso, dunque c’è stato ma ancora oltre metà anno è impiegato dalle imprese per far fronte ai loro oneri fiscali. A consentire il miglioramento sono state tre novità normative dell’ultimo anno: l’aumento della quota di Imu deducibile dal reddito d’impresa che è passata nel 2022 dal 60% al 100%, l’esclusione dell’Irap per le imprese individuali e, la rimodulazione delle detrazioni; degli scaglioni e aliquote Irpef sul reddito d’impresa.
Le differenze tra i territori vedono un regime molto più favorevole a Bolzano, con un total tax rate del 46,7%, Trento con il 47,9% di carico fiscale e e Gorizia con il 48,5%. Al fondo della classifica dei capoluoghi di provincia ci sono invece Agrigento, con una pressione fiscale complessiva del 58%, Vercelli con il 57,1% e Biella con il 56,9%. Tra le principali città, Roma è in 83esima posizione con il 53,4%, un livello analogo contraddistingue Napoli, mentre Milano è l’unica metropoli nella parte alta della classifica, al 24esimo posto con il 51,3%.
Per il presidente Cna Costantini “le imprese non possono pagare più imposte dove i servizi sono peggiori”
In generale, dalla cartina dell’Italia emerge una maggiore concentrazione dei valori più alti di tassazione nell’Italia centro-meridionale. “Nei territori del Paese dove i servizi sono peggiori si pagano più tasse e di questo bisogna andare a discutere con chi ci governa anche sui territori”, osserva il il presidente della Cna, Dario Costantini (nella foto). A penalizzare Agrigento e le altre città Cenerentole dal punto di vista fiscale è in particolare la tassazione degli immobili che è molto elevata e basata sugli attuali criteri di estimo catastale, spesso lontani dalla realtà, oltre alle aliquote della Tari, secondo l’analisi della Cna.
Per questo motivo la confederazione sollecita la riforma del catasto, definita la “grande assente” del disegno di legge sulla delega fiscale. Il provvedimento è giudicato, nel complesso, andare nella direzione giusta ma sono ritenute necessarie alcune modifiche.