Mentre il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza dell’umanità e della biodiversità, i governi mondiali continuano a sperperare miliardi di dollari in spese militari. Questo quanto emerge dall’ultimo report dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) che ha messo in fila i dati sulle forniture di armamenti e munizioni, scoprendo che il 2022 è stato l’anno d’oro per l’industria bellica mondiale visto che mai prima d’ora si era arrivati a una spesa complessiva di ben 2.240 miliardi di dollari.
I governi mondiali continuano a sperperare miliardi di dollari in spese militari. Il 2022 è stato l’anno d’oro per l’industria bellica
Com’è facilmente intuibile, a fronte di un incremento globale del +3,7% degli investimenti in armi rispetto al 2021, a guidare la classifica di chi spende di più ci sono gli Stati Uniti con 877 miliardi di dollari (+0,7%) che da soli coprono il 39% delle spese globali. Dietro di loro si piazzano la Cina con 292 miliardi (+4,2%), pari al 13% del totale, e infine la Russia con 86,4 miliardi (+9,2%). Si tratta di dati che fotografano l’attuale situazione internazionale mostrando, in modo inequivocabile, che siamo davanti a un possibile cambio di paradigma che potrebbe superare l’unipolarismo americano in favore di un multipolarismo.
Una tendenza che, qualora ce ne fosse bisogno, segna l’evidente – e crescente – rivalità tra le maggiori potenze decise a ridisegnare l’ordine mondiale e le annesse sfere di influenza. Proprio Washington, Pechino e Mosca, infatti, da soli detengono il 56% degli investimenti militari. Sempre secondo il Sipri, è però l’Europa ad aver fatto registrare il maggiore incremento negli ultimi 12 mesi, segnando un +13% e assestando la propria spesa continentale alla spaventosa cifra di 345 miliardi di dollari.
Difficile non guardare a questi numeri senza pensare di essere davanti a uno scenario da guerra globale. Perché di questo si parla visto che l’esplosione della spesa in armamenti è stata spinta e favorita dal conflitto in Ucraina – il quale ha fatto schizzare a +640% in un anno gli investimenti sostenuti da Volodymyr Zelensky -, ma non è stata decretata da essa perché da oltre un decennio gli Stati stanno incrementando le proprie dotazioni militari per via delle tensioni internazionali in Africa e nell’Asia con particolare riferimento a Taiwan.
Proprio questo dato, di cui nessuno parla, è l’ulteriore prova di come siano in atto forze decise a cambiare lo status quo – vedi la Cina e la Russia – mentre gli Stati Uniti e l’Europa stanno facendo il possibile per confermarlo. Quanto alla spesa militare nell’Ue, il report afferma che “nel 2022 è aumentata del 13%, il più grande incremento annuale nella regione nel periodo successivo alla guerra fredda” mentre “la spesa totale di tutti i 30 membri della Nato ammonta a 1.232 miliardi di dollari nel 2022, pari al 55% della spesa complessiva”.
A commentare questi dati del Sipri ci ha pensato la Rete Italiana Pace e Disarmo che, con una nota, ha messo in evidenza come quest’anno l’aumento delle spese militari a livello globale è quantificabile in 127 miliardi, superando “di gran lunga i 100 miliardi annui che sarebbero necessari a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico, ma che gli Stati del mondo non riescono a destinare a tale scopo, per scelte politiche miopi”.