Il problema è che a forza di giocare a fare i sovranisti, i difensori della patria e dei confini alla fine trovi sempre qualcuno più sovranista di te che ti epura. Così il gioco che ha ben funzionato in campagna elettorale al duo Meloni-Salvini oggi mostra la sua ipocrisia e soprattutto la sua inutilità.
La Francia ha deciso di schierare altri 150 poliziotti al confine dell’Italia per controllare il flusso di migranti
Mentre il governo italiano non riesce a chiudere i porti e blindare i confini (semplicemente perché è vietato dal diritto internazionale ed è fisicamente impossibile) la vicina Francia decide di schierare altri 150 poliziotti al confine dell’Italia per controllare il flusso di migranti. La prima ministra francese Elisabeth Borne ha spiegato che “di fronte all’aumento della pressione migratoria al confine italiano, la prossima settimana mobiliteremo 150 poliziotti e gendarmi in più nelle Alpi Marittime”.
Già la settimana scorsa il presidente francese Macron aveva accolto le lamentele per il record di attraversamenti irregolari a Menton con una nuova stretta, largamente appoggiata dal suo ministro dell’Interno, Gérald Darmanin. La preoccupazione del governo francese è quella di evitare il più possibile i cosiddetti “movimenti secondari”, ovvero i flussi di migranti che dopo essere sbarcati nel nostro Paese tentano di raggiungere l’Europa attraversando la Francia.
Ciotti: “Occorre ripristinare i controlli alle frontiere con la massima urgenza”
Nei giorni scorsi il consigliere dei repubblicani francesi Eric Ciotti ha scritto una lettera al ministro dell’Interno: “Occorre ripristinare i controlli alle frontiere con la massima urgenza – ha scritto – e di dispiegare nuovamente i reparti mobili alla frontiera italiana, per evitare che un’ondata migratoria si abbatta sul nostro Paese”. “Nel marzo 2023 – ha aggiunto Ciotti – il flusso di minori non accompagnati entrati in Francia ha battuto un nuovo record con 521 persone prese in carico”.
Lo spostamento al confine di nuovi poliziotti rientra nel cosiddetto “pacchetto immigrazione” (dai contorni per ora piuttosto vaghi) di Macron che non verrà presentato in Parlamento perché manca una maggioranza per approvarlo. La premier francese, Borne, ha annunciato il rinvio per il prossimo autunno: “Oggi – ha riconosciuto Borne a Parigi – non c’è la maggioranza per approvare una tale legge, come ho potuto verificare ieri riunendomi con i responsabili dei Républicains”.
Macron ha pronto un pacchetto di norme sull’immigrazione
Tra i dossier “prioritari” però c’è anche l’immigrazione con una stretta sulle espulsioni ma anche una migliore integrazione dei rifugiati. Oltre all’invio di militari con il confine italiano tra gli altri temi della ‘road map’ macronista c’è anche il rafforzamento dei servizi pubblici, a cominciare da scuola e salute. In assenza di maggioranza assoluta, Borne si è detta “fiduciosa” di riuscire a trovare maggioranze variabili, “progetto per progetto”. Le lezioni – guardando bene – sono due. Giocare a fare i sovranisti disinteressandosi degli altri Stati europei e dei Paesi confinanti è pura propaganda che si schianta contro la realtà.
Sia Macron che Giorgia Meloni sanno bene che senza un accordo condiviso le frontiere diverranno un terreno di scontro sulla pelle dei migranti. Parigi accusa l’Italia di controlli blandi alla frontiera di migranti che secondo il trattato di Dublino, dovrebbero essere presi in carico dall’Italia. Macron ha intanto “disdetto” l’accordo per la redistribuzione di chi sbarca in Italia dopo il caso Ocean Viking, che coinvolse anche il ministro dell’interno Gerald Darmanin. Giocare a fare i patrioti in Europa non paga e non pagherà.
Tra Macron e Meloni, sui migranti, l’unica differenza è l’accento
La questione va risolta a Bruxelles dismettendo i panni dei patrioti e prendendosi la responsabilità di una politica davvero europea, con oneri e onori equamente distribuiti oltre al rispetto dei diritti e dei trattati internazionali. La seconda lezione è che Macron campione di progressismo è una favola molto cara a certi liberali italiani che non ha nessuna attinenza con la realtà. Tra Macron e Meloni, sui migranti, l’unica differenza è l’accento.