La detenzione nei Cpr alimenta il circolo vizioso dell’irregolarità. A dirlo è un report di OpenPolis dedicato ai Centri di detenzione dove finiscono, in attesa di espulsione, i migranti irregolari che approdato in Italia.
Secondo uno studio di OpenPolis la detenzione dei migranti in attesa di espulsione nei Cpr alimenta il circolo vizioso dell’irregolarità
Oltre la metà di questi arrivano dalla Tunisia (il 54,5%), un Paese che l’Italia reputa sicuro, nonostante sia a rischio sia per gli abitanti che per i migranti che vi transitano. La permanenza nei Cpr dovrebbe essere breve, ma, sempre secondo i numeri di OpenPolis, in media supera i 36 giorni, con punte di 74, come nel caso di Nuoro.
Il Governo, con il decreto Cutro, intente agevolare il rimpatrio degli irregolari con due misure fortemente criticate: costruendo nuovi Cpr e abolendo la protezione speciale. Ma non è certo che tutto questo funzioni, anzi. L’esperienza degli ultimi anni dimostra che rimpatriare gli irregolari è complicato (anche per l’assenza di accordi con molti Paesi di provenienza) e costoso (l’Italia ha speso 8,3 milioni di euro nel 2020 e 8,9 nel 2019).
Ma a parlare, ancora una volta, sono i numeri: nell’ultimo trimestre del 2022, i dati di Eurostat certificano che in Italia su 6.130 ordini di espulsione ne sono stati eseguiti 870. Per il 2021, invece, la Corte dei Conti ha calcolato che su 67mila migranti sbarcati, i rimpatriati effettivi sono stati 3.766, pari al 5,1%. Il trend degli ultimi dieci anni non ha mai superato le 4-5mila espulsioni. E la prima conseguenze è il sovraffollamento: nel 2021 i dieci Cpr attivi in Italia hanno ospitato oltre 5mila migranti su 1.100 posti disponibili.