Tenuti insieme solo per la passione del potere ogni volta che la maggioranza si ritrova a dover fare politica rischia di arenarsi. Ieri al Senato la discussione sul cosiddetto decreto Cutro ha registrato il primo imbarazzato dietrofront dopo giorni di pugno duro esibito di fronte ai giornalisti. È toccata al senatore Maurizio Gasparri la brutta figura di riscrivere l’emendamento che limita il ricorso alla protezione speciale.
È toccata al senatore Gasparri la brutta figura di riscrivere l’emendamento che limita il ricorso alla protezione speciale
Mentre la discussione iniziava in Aula il sottosegretario leghista Molteni ha sollevato difficoltà di comprensione del testo dell’emendamento per costringere la maggioranza a sospendere i lavori parlamentari. Dopo un serrato confronto tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia il nuovo emendamento è stato messo ai voti. C’è una differenza però: era scomparso un comma del testo che a sua volta cancellava dalla legge quadro sull’immigrazione i riferimenti alla legislazione internazionale sulla tutela dei diritti umani per quanto riguarda le richieste di permesso. Si tratta del comma 1.1 dell’articolo 19 del testo unico sull’immigrazione, modificato in extremis per evitare di incorrere in conflitti, in termini di protezione speciale, con gli “obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”.
Niente di più di un’ammissione di colpa e una certificazione di ciò che molte associazioni ripetono da giorni: scrivere leggi che se ne fregano dei trattati internazionali significa violare gli accordi internazionali e costituzionali dello Stato italiano che – per fortuna – non è mercé del governo di turno. Erano esattamente i dubbi espressi più volte dal Quirinale, che più volte aveva espresso dubbi sulla costituzionalità della proposta. È l’ennesima sconfitta di Matteo Salvini che per giorni ha provato ad alzare la posta consapevole di creare imbarazzo tra Mattarella e Meloni. È la solita prevedibile strategie dell’erosione lenta dell’alleato nella speranza di mangiargli qualche voto. “È un passo indietro”, insorge l’opposizione.
La maggioranza ha preso atto che la sua norma violava Costituzione e trattati internazionali
“La maggioranza è nel caos, c’è una evidente differenza di posizioni e oggi è venuto fuori”, attacca Francesco Boccia, capogruppo del Pd. “Hanno capito – per il senatore dem Andrea Giorgis – che a questi obblighi internazionali di rispetto dei diritti umani non possiamo sottrarci”. Per il capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra al Senato Peppe De Cristofaro “la maggioranza sui migranti non esiste più. Le divisioni sono ormai evidenti, sono nel caos. La Lega – dice De Cristofaro – è riuscita nell’impresa di mettere il governo in difficoltà e il senatore di Forza Italia Gasparri sta tentando di mettere una pezza che però sa tanto di retromarcia. Il Parlamento, il Senato è ostaggio di un gruppo di incompetenti. Quando dalla propaganda si passa ai fatti le cose si fanno difficili”.
La giornata a palazzo Madama si era aperta con le provocazioni della Lega al ministro Francesco Lollobrigida, che martedì aveva rilanciato le teorie cospirazioniste della sostituzione etnica. “Parole davvero brutte” ha detto Gianmarco Centinaio, mentre Massimiliano Romeo ha sottolineato come esse si “prestino a polemiche”. Tuttavia la maggioranza all’inizio della seduta a Palazzo Madama era compatta per tentare un “emendamento canguro”, all’articolo 1, vale a dire un emendamento che una volta approvato avrebbe fatto decadere gli oltre 300 presentati dalle opposizioni. La situazione si è talmente surriscaldata che il focoso presidente Ignazio La Russa ha promosso una mediazione: la maggioranza ha ritirato il proprio maxiemendamento-canguro e le opposizioni si sono impegnate a evitare ostruzionismo, togliendo dal tavolo una cinquantina dei propri emendamenti e limitando gli interventi, così da concludere l’esame del decreto entro oggi.
Si è dunque iniziato ad esaminare il decreto e gli emendamenti in modo ordinato, anche se sui contenuti le distanze sono rimaste diametralmente opposte. Il centrodestra ha insistito nel dire che il decreto, contrasterà l’arrivo di immigrati regolari, perché i permessi speciali sono un “pull factor” che inducono a partire per l’Europa. Viceversa le opposizioni, a loro volta compattate dal centrodestra in questa battaglia parlamentare, hanno sottolineato che negare il permesso speciale a chi è già approdato in Italia, significa farli uscire dai Centri di accoglienza e renderli irregolari nelle strade delle nostre città.
Per il M5S l’inefficacia del decreto è dimostrata dal fatto che dal giorno in cui è entrato in vigore sono aumentati gli sbarchi
Come ha affermato Roberto Cataldi del M5S l’inefficacia del decreto è dimostrata dal fatto che dal giorno in cui è entrato in vigore sono aumentati gli sbarchi, tanto da spingere il governo a proclamare lo stato di emergenza. In finale di seduta, la senatrice Vincenza Rando del Pd, ha ricordato uno a uno tutti i nomi delle vittime del naufragio di Cutro. Il suo intervento è stato applaudito anche dalla maggioranza, dai senatori di Lega e di Fi. Non hanno applaudito i senatori dei Fratelli d’Italia. Resta un’altra giornata per chiudere la partita, tra tensioni e diffidenze nella maggioranza. Intanto l’Eurocamera ha respinto la risoluzione sulle priorità per il bilancio comunitario del 2024 che conteneva la proposta del Ppe di destinare “immediatamente ingenti fondi Ue e risorse a sostegno degli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere”.
Approvato al Senato, ora il decreto Cutro passa alla Camera che lo dovrà convertire in legge entro il 10 maggio
Alla fine, questa mattina, l’Aula di Palazzo Madama ha approvato il decreto Cutro con 92 voti favorevoli e 64 contrari. Il provvedimento del governo passa ora alla Camera, che lo deve convertire entro il 10 maggio.