Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti per il pg di Milano: i due coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba potrebbero vedere riaperto il loro caso dopo l’individuazione di nuovi elementi che potrebbero mettere in discussione la sentenza emanata.
Strage di Erba, per il pg di Milano Rosa e Olindo sono innocenti: ipotesi riapertura caso
La Procura generale di Milano sta esaminando il caso della strage di Erba e non si esclude l’ipotesi di una revisione del processo. Per anni, la difesa dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi – condannati all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio della donna Yousseg Marzouk (2 anni), della notta del bimbo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini – ha chiesto che il processo legato ai drammatici avvenimenti dell’11 dicembre 2006 venisse riaperto. E, a quanto si apprende, alla luce degli ultimi sviluppi sul caso, in “cinque o sei giorni”, la difesa depositerà alla Corte d’appello di Brescia la domanda di revisione del processo.
Lo scorso 12 aprile, il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser – che considera i coniugi innocenti per i fatti di Erba – ha sollecitato il procuratore generale Francesca Nanni e l’avvocato generale Lucilla Tontodonati a rivalutare la richiesta di riaprire il caso. Tarfusser ha spiegato che la valutazione è stata fatta “in tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo”.
La relazione del pg di Milano è stata stilata alla luce di nuovi elementi presentati dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi ed è stata firmata da una quindicina di esperti. I nuovi elementi, mai ammessi tra le prove, spaziano dalle intercettazioni ambientali di quando Frigerio era in ospedale agli audio e ai video che precedono la confessione. Inoltre, Tarfusser ha sostenuto che il riconoscimento fatto da Frigerio possa essere considerato come una “falsa memoria” mentre la confessione dei coniugi sia stata ottenuta con “errate tecniche di intervista investigativa”. Il pg ha anche sollevato dubbi sulla macchia di sangue trovata sull’auto di Olindo e ha rimarcato che, già in primo grado, sarebbe stato possibile ottenere un “esito processuale diverso”.
Il documento redatto da Tarfusser
“Moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai giudici, a giudicare inattendibile la prova del ‘riconoscimento’, fortemente dubbia la prova della ‘macchia di sangue’ e indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le ‘confessioni’, trattate invece alla stregua di prove regine”. È quanto si legge nella richiesta di revisione sulla strage di Erba redatta dal sostituto procuratore della corte d’appello di Milano
“Oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza – se auspicabilmente ammessa a farlo nel giudizio rescissorio – è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi”, ha scritto Tarfusser nel documento di 58 pagine visionato da Adnkronos.
Rosa e Olindo sono innocenti? L’avvocato dei coniugi sulla nuova posizione del pg di Milano sulla strage di Erba
Sulla possibile riapertura del caso, è intervenuto l’avvocato Fabio Schembi, che insieme a Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello rappresenta i coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba. “Sono soddisfatto e contento che anche la magistratura si possa interessare del caso. A questo punto ce lo aspettavamo e lo auspicavamo, anche se è molto difficile che ci sia una iniziativa del genere della Procura generale. È accaduto pochissime volte”, ha detto il legale.
Schembi, ai microfoni dell’ANSA, ha anche precisato che la difesa presenterà “più di un nuovo testimone”. E ha precisato che si tratta di un testimone “mai sentito all’epoca dei fatti”, un uomo che “risiedeva nella casa della strage, poi arrestato per traffico internazionale di stupefacenti che faceva parte del gruppo dei fratelli di Azouz Marzouk”, marito di Raffaella. “Ha riferito di una faida con un gruppo rivale, nella quale anche lui è stato ferito con un’arma da taglio e inoltre ha detto che la casa della strage era la base dello spaccio che veniva effettuato nella vicina piazza del Mercato e il posto dove erano depositati gli incassi”, ha aggiunto Schembi.
Un altro testimone, invece, è “un ex carabiniere che riferisce delle indagini e delle parte mancanti del 50% dei momenti topici delle intercettazioni”.
Se aumentano le incertezze sulla condanna di Olindo e Rosa, a essere certi della colpevolezza dei coniugi sono Pietro e Giuseppe Castagna che, nella strage, hanno perso la madre, la sorella e il nipote.