Fermi tutti, si sono sbagliati. Ora i migranti servono. Lo scrive nero su bianco il governo Meloni sul documento del ministero dell’Economia. Non un documento qualsiasi, si tratta del principale documento di programmazione economica del governo, il Def, con la firma in calce del ministro Giancarlo Giorgetti. I migranti servono, eccome, per migliorare il rapporto tra debito e Pil, fino a 30 punti: “Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro”, scrivono i funzionari del ministero.
L’Italia ha bisogno di molti più migranti di quelli previsti dal decreto Flussi licenziato dal governo
In base alla simulazione contenuta nel Documento di finanza pubblica redatto dal Tesoro se i migranti che lavorano in Italia aumentassero di un terzo rispetto alle cifre attuali entro il 2070 il debito pubblico potrebbe diminuire di oltre il 30% in più rispetto al caso in cui il numero di stranieri rimanesse quello attuale. Il Def prevede che il debito pubblico italiano scenda al 140,4% del Pil nel 2026 dal 142,1% di quest’anno. Come ricorda l’agenzia Reuters il presupposto dei calcoli fatti dal ministero guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti è che un aumento del numero di migranti si traduca in una forza lavoro più ampia, che a sua volta contribuisce a stimolare l’attività economica. “Considerata la struttura demografica dei migranti che entrano in Italia, l’effetto sulla popolazione residente in età lavorativa è significativo“, scrive il Tesoro.
Con una delle popolazioni più anziane del mondo, bassi tassi di natalità e occupazione, l’Italia ha pochi lavoratori per sostenere la sua spesa previdenziale che è attesa raggiungere un picco del 17,4% del Pil nel 2036, dall’attuale 16%, prima di scendere e stabilizzarsi intorno al 14% al 2060-2070.
Sono oltre 240mila le domande pervenute a fronte di 82.705 quote previste dal decreto
L’Italia insomma ha bisogno di molti più migranti di quelli previsti dal decreto Flussi licenziato dal governo. A lamentarsi sono le imprese e le associazioni che sottolineano come gli 82mila posti previsti dal governo siano andati esauriti nel giro di un’ora. l dato del Viminale – nei primi sessante minuti con l’immediato overbooking – segnala 238.335 domande a fronte di 82.705 quote previste dal decreto. A fine giornata erano oltre 240mila.
“Nelle campagne con l’arrivo della primavera c’è bisogno di almeno 100mila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera – aveva avvertito il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – è una necessità da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge”. La ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone qualche giorno fa aveva risposto sottolineando che il governo punta sulla “immigrazione qualificata e formazione dei lavoratori”, non perché “non vogliamo essere accoglienti”, ma perché proprio dalle imprese arriva la richiesta di “avere manodopera qualificata”.
“Ora noi dobbiamo guardare a un tema più complesso, – spiegava ancora la ministra Calderone – quello dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, non legato ovviamente solo al tema della migrazione, e quindi a come gestire il lavoro degli immigrati. Ma in generale a come integrare al lavoro tutti quelli che oggi sono fuori dal mercato”. Il suo collega Giorgetti ora la smentisce.
Il decreto Cutro approderà in Senato il 18 aprile
Intanto il governo potrebbe avere trovato l’intesa per l’approdo del cosiddetto decreto Cutro che approderà in Senato il 18 aprile. Sono stati depositati in Commissione i maxi emendamenti della maggioranza che introducono novità sul potenziamento dei centri di accoglienza e sulla riduzione e revoca delle condizioni di accoglienza (articolo 5 del decreto). All’articolo 7 ci sono modifiche all’articolo 7 sulle procedure accelerate di frontiera, il riconoscimento della protezione internazionale e l’accompagnamento immediato alle frontiere. Si torna ai Decreti sicurezza che furono di Salvini, con la costruzione di nuovi Cpr (centri di permanenza che in realtà sono d’illegale detenzione). I conto con la realtà sono rimandati, un’altra volta, in nome della propaganda.