Il governo era atteso alle prove delle nomine delle partecipate di Stato. Emiliano Fenu, capogruppo M5S della commissione Finanze della Camera, come crede si sia mosso?
“Mi pare che poltrone e poltroncine piacciano molto a questo Governo e a questa maggioranza, che fino all’ultimo ha visto le sue componenti litigare per ogni strapuntino, con un risiko che è sembrato in cima alle priorità. Sicuramente erano pronti a occupare poltrone, mi pare un po’ meno pronti a gestire il Pnrr, sul quale hanno tre linee, a scrivere una Legge di bilancio decente, con l’85% dei provvedimenti attuativi al palo, e da ultimo anche un Def all’altezza delle aspettative del Paese, che rispolvera inaccettabili ricette austeritarie come l’avanzo primario”.
Il Def prevede un taglio del cuneo fiscale di tre miliardi di euro. Lo giudica sufficiente?
“Non sappiamo ancora quale sarà la platea, il Governo si è limitato a spiegare che l’intervento sarà a beneficio dei lavoratori dipendenti con un reddito medio-basso. In teoria quindi il perimetro potrebbe essere vastissimo e tre miliardi si risolveranno in pochi euro in più al mese. Il tutto mentre abbiamo un’inflazione anche sopra il 7%, un’erosione costante del potere d’acquisto, rate dei mutui alle stelle a causa della politica monetaria della Bce”.
In generale che giudizio dà del primo Def del governo?
“Guardi, è un Documento dai contenuti scellerati, perfettamente coerente con la politica economica del centrodestra votata all’austerità, fatta di tagli ai servizi e di mini-riduzione delle tasse ai gruppi elettorali di riferimento. Un Documento che rispolvera feticci austeritari come l’avanzo primario, non contiene uno straccio di riferimento a politiche di investimento e che si accontenta di restituire l’Italia a percentuali di crescita da prefisso telefonico”.
Sulle pensioni sembra allontanarsi la possibilità di un intervento strutturale che superi la riforma Fornero.
“Non sarà la sola promessa elettorale a sciogliersi come neve al sole. Seguirà a stretto giro la liquefazione della flat tax per tutti. Un Governo austero alla fine taglia tutto, anche le sue promesse elettorali”.
Il potere d’acquisto è calato nell’ultimo trimestre dello scorso anno del 3,7% mentre il carovita galoppa e le persone risparmiano anche sulle spese alimentari. Il governo affronterà prima o poi l’emergenza salariale?
“Non lo farà perché non vuole e non è in grado di farlo. è un Governo che crede ci sia il rischio di una spirale prezzi-salari, quando la realtà è che i salari reali stanno diminuendo e semmai siamo di fronte a una spirale prezzi-profitti, di fronte alla quale un Governo con gli attributi andrebbe convintamente a prendersi le risorse dove davvero ci sono, ovvero tassando come si deve l’economia digitale, gli extra-profitti alimentati dalle emergenze e le speculazioni finanziarie”.
Il Tribunale di Milano ha giudicato incostituzionale una paga di 3,96 euro l’ora. è una sentenza che dà ragione a chi chiede il salario minimo?
“è solo l’ultimo tassello, se per caso ce ne fosse stato ancora bisogno, di una serie di eventi che dimostrano quanto sia indispensabile in Italia un salario minimo”.
Il ministro Francesco Lollobrigida conferma il suo astio nei confronti del Reddito di cittadinanza. Sostiene che non si possano obbligare i percettori ad andare a lavorare nei campi ma che se non vanno allora è giusto toglier loro il sussidio.
“Questa è propaganda da quattro soldi. Nessuno qui si permette di denigrare il lavoro nei campi, a patto che sia pagato dignitosamente. Lollobrigida fa finta di non capire il punto, ed è pure ministro dell’Agricoltura. Una garanzia per il settore”.
Ritiene che sul Pnrr il governo si sia avvitato?
“Ritengo che questo sia un Governo che era sicuramente ‘pronto’ alle chiacchiere, nella pratica inadeguato e non all’altezza delle sfide attuali. Sul Pnrr ci sono tre linee: quella della Lega che vorrebbe sciaguratamente rinunciare a parte dei soldi portati in dote dal Conte II; quella del ministro Giorgetti, incidentalmente della Lega, che vuole spendere tutto ma con flessibilità; quella del ministro Fitto, che vuole spostare parte dei progetti sui Fondi strutturali europei per guadagnare un non meglio precisato lasso di tempo. Sono evidentemente in stato confusionale”.
Il governo Meloni si sta progressivamente isolando sempre di più in Europa, dal Green deal ai balneari fino ai diritti. Che giudizio ne dà?
“Ritengo che se la Meloni in campagna elettorale diceva che per l’Ue sarebbe finita la pacchia, alla prova dei fatti è lo stesso Governo Meloni a essere una pacchia per l’Ue”.
Con queste premesse quali spazi ha l’Italia di Meloni nella trattativa sulla riscrittura del Patto di stabilità?
“Il problema è che il Governo non solo rischia di non avere spazi, ma di usare nel modo sbagliato quei pochi che ha, per esempio avanzando richieste folli come lo scorporo dal calcolo del deficit degli investimenti in difesa. C’è qualcosa di un po’ più prioritario da scorporare, tra sanità, istruzione, ambiente”.
Si continua a morire sui posti di lavoro. Come si ferma la strage?
“Bisogna agire su più piani. Per prima cosa bisognerebbe aumentare il numero di ispettori. In Italia, infatti, oggi il rapporto è di più di 400 imprese per ogni ispettore. Il M5S, inoltre, ha depositato alla Camera una pdl per l’introduzione dell’insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie. Alla Camera, poi, daremo il via libera definitivo alla proposta di legge per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Nel registrare un sostanziale immobilismo del Governo sul tema, annunciamo fin da ora che il Movimento si farà promotore di un progetto di legge che nasca sulla base della relazione finale. Restituire dignità e valore all’art. 1 della Costituzione deve diventare per tutti un obiettivo di primaria importanza”.
Ponte sullo Stretto. È necessario?
“Per non finire schiacciato dalla Meloni, Salvini ha un bisogno spasmodico di piantare bandierine. E il Ponte, sul quale lo stesso leader della Lega nel 2016 era stra-contrario, ne è la riprova. Se è necessario? Salvini non ci ha detto se gli studi di fattibilità tecnica sono stati ultimati e chi pagherà quei 10 miliardi stimati. Per ora di concreto c’è solo la riesumazione di una società mangiasoldi con annesso poltronificio: sembra una barzelletta. Soprattutto perché la Lega è il partito che vuole rispedire a Bruxelles parte dei soldi del Pnrr”.