Il governo Meloni vuole continuare a spendere in nuovi – ed esosi – programmi militari. Questo è perlomeno l’intento, andando a leggere l’ultimo schema di decreto che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha consegnato in Parlamento in attesa del via libera (che verosimilmente arriverà) delle commissioni competenti. Questa volta “oggetto del desiderio” dell’esecutivo sono due nuovi sottomarini denominati “U212 NFS”.
Il Governo trova altri 1,3 miliardi per comprare due nuovi sottomarini. Così la destra vuole competere in Ue. Ora si attende l’ok del Parlamento
Parliamo, in realtà, della realizzazione di un terzo e quarto tipo di “veicolo” di una serie complessiva di quattro sottomarini che traggono – si legge nella documentazione ufficiale consultata da La Notizia – le proprie motivazioni operative nella necessità di rinnovare la “componente sommergibili” che attualmente si attesta su otto unità. La finalità, infatti, “è quella di preservare un’adeguata capacità di sorveglianza degli spazi marittimi e subacquei di interesse. La necessità del rinnovamento della flotta subacquea deriva dalla sopraggiunta obsolescenza delle Unità della Classe Sauro (ne abbiamo appunto quattro, ndr) ormai prossime alla fine della loro vita operativa e tecnica”.
Quando costerà, però, tale “adeguamento”? È tutto scritto nero su bianco nel documento consegnato in Parlamento: il programma pluriennale, da qui al 2037, comporterà una spesa monstre (considerando entrambi i sottomarini) pari a 1.332,39 milioni di euro.
Il dubbio, però, che dietro ci siano motivazioni più politiche ed economiche che militari, è forte. Nella stessa documentazione, non a caso, si specifica che “la filiera tecnologica coinvolta dal programma è principalmente riconducibile alla Design Authority italiana e coinvolge importanti realtà industriali nazionali, oltre a piccole e medie imprese distribuite sull’intero territorio nazionale”.
E ciò non è secondario se si precisa che tra le principali innovazioni associate al programma, la relazione tecnica ricorda la creazione di una “partnership industriale associata allo sviluppo della nuova batteria di propulsione al litio”, una batteria che “può aprire possibilità di esportazione e commercializzazione su scala globale”. Non solo.
Nella relazione si legge anche che “un altro aspetto su cui incide il programma riguarda il settore dell’automotive, anche tramite l’utilizzo di materiali compositi speciali ad altissime prestazioni e la messa a punto di sistemi di propulsione alternativi con utilizzo di idrogeno quale combustibile, con sinergie con il mondo delle ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico”. Insomma, più che militare il tornaconto pare prettamente industriale. E, come detto, geopolitico, dato che “il programma sarà fondamentale – sempre secondo la relazione illustrativa – anche nell’assunzione di una posizione di forza in occasione delle prossime concertazioni con Francia e Germania che definiranno i nuovi equilibri cantieristici europei”.
Insomma, a quanto pare prima abbiamo questi sottomarini e prima potremo essere competitivi con gli altri Paesi comunitari, a quanto pare. Non solo. Per ‘convincere’ i parlamentari ad approvare il programma militare, il governo insiste anche su un altro aspetto: il progetto dispone, a detta dell’esecutivo, “di una rilevante visibilità internazionale, nell’ottica di un futuro progetto di Difesa comune europea […] quale progetto già consolidato (design e contratto operante) a fronte di iniziative simili portate avanti da altri Paesi (Norvegia, Germania, Olanda, Turchia, Indonesia) che si trovano ancora ad uno stato embrionale”.
Insomma, con i nuovi sottomarini l’Italia potrà dire la sua anche nell’ambito della Difesa comune europea. Insomma, “con l’avvio della costruzione della terza unità e della quarta, verrà fornito ulteriore slancio nall’industria nazionale, anche in chiave export. In tal senso, il polo cantieristico italiano sarà in grado di incrementare ulteriormente il proprio valore industriale, in termini di competitività e penetrazione nei mercati esteri”. Un fine squisitamente industriale. Non militare.