Silvio Berlusconi risponde positivamente alle cure a cui è sottoposto. Dopo avere sentito telefonicamente Matteo Salvini e Giorgia Meloni nei giorni scorsi ieri l’ex Cavaliere ha sentito alcuni dirigenti di Forza Italia e ha trovato il tempo anche per scambiare due battute con il suo fedele Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale. “È dura ma ce la farò”, avrebbe detto. Per Fedele Confalonieri “Berlusconi sta meglio di prima”. Ma qui ormai siamo ai portatori dell’epica, non è più cronaca.
Tanti auguri
Che Berlusconi stia meglio è una buona notizia. Questa è la precisazione che ormai si deve mettere come appello ogni volta che si scrive e si parla di lui in questi giorni perché la tossicità del dibattito (e la conseguente morte del giornalismo). Niente di nuovo: specularmente alle discussioni sulla guerra (dove la frase da ripetere come un mantra è la premessa obbligatoria che si riconosce la responsabilità di Putin nell’invasione) la tossicità servile degli oltranzisti usa il dramma personale dell’ex presidente del Consiglio (la leucemia mielomonocitica cronica, una malattia da prendere terribilmente sul serio) per provare a tarpare la discussione politica.
Ma Silvio Berlusconi anche da malato è uno dei peggiori cataclismi politici che si è abbattuto sull’Italia. Si può dire? Si riesce a cogliere la differenza tra una profonda disistima politica verso un uomo circondato da corrotti e corruttori che ha avuto come braccio destro un uomo in stretto contatto con i boss di Cosa nostra e un “augurio di morte” che alcuni suoi servili protettori vedono dappertutto? Non sembra.
Ieri il direttore de La Notizia, Gaetano Pedullà, è stato ferocemente attaccato in una trasmissione televisiva perché si è concesso il lusso di ricordare che la fortuna di Berlusconi (inversamente proporzionale alla fortuna degli italiani) è figlia di regalie politiche per costruire il suo impero televisivo, condita da momenti di imbarazzo internazionale come il Parlamento che votò Ruby Rubacuori nipote di Mubarak o il lettone di Putin. Apriti cielo. Berlusconi malato è sull’uscio della santità.
La malattia, secondo alcuni, diventa l’ennesima prescrizione di fronte a cui bisogna chinare la testa. Amici, amici degli amici e pure chi l’ha duramente combattuto. Ieri si sono lette righe di editorialisti sconcertati perché la segreteria del Pd – in tutt’altre faccende affaccendata – non aveva ancora espresso solidarietà al pregiudicato ospedalizzato. E così si è ripetuta la scena: Elly Schlein, prima di presentare i membri della sua segreteria – ha ripetuto la formula magica: “Auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi, in questo momento di grande apprensione”, dice la segretaria del Pd.
“Troppo tardi”, rispondono quelli. Tanto a loro delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi (come della sofferenza degli ucraini) interessa ben poco: l’importante è usare la sofferenza altrui come roncola contro gli avversari. Ha un nome il coraggio di compiere un’azione del genere: meschinità. Perfino Calenda (che questo trucco lo usa spesso su altri temi) ieri si è ritrovato sommerso dagli attacchi dei parlamentari di Forza Italia (e dal renziano Giachetti, indizio utile per leggere il futuro) perché ha detto quello che tutti sanno: dopo Berlusconi si chiude la Seconda Repubblica.
Il partito unico della destra dichiarata e della destra dissimulata accetta santificazioni. Allora lo scriviamo forte: Berlusconi politicamente fa schifo da sano e da malato. Nessuno si permette di considerare la sua malattia un’occasione di rivincita ma i giudizi contano, eccome.