L’Istat ha certificato che dall’unità d’Italia non ci sono mai state così tante culle vuote come lo scorso anno. Vittoria Baldino, deputata del M5S, come se lo spiega?
“È il secondo anno consecutivo – come certifica l’Istat – che le nascite scendono sotto le 400 mila. E dal 2008 abbiamo avuto più del 30% di nascite in meno. Sono dati allarmanti. La questione demografica dovrebbe essere assunta come una priorità dalla politica. Il calo dipende da tanti fattori. Da quello sociale – in passato si usciva presto dalla formazione e dunque le donne si sposavano e facevano figli prima di adesso – a quello economico. Se la media è di un figlio a coppia è anche perché manca una prospettiva di stabilità economica. Quindi precarietà del lavoro e salari bassi sono due dei motivi a cui è ascrivibile questo calo demografico. Oltre alla mancanza in Italia di un welfare in grado – diversamente da quanto accade in altri paesi, dalla Francia alla Germania – di accompagnare le madri nei primi anni di vita del bambino e di aiutarle a conciliare la vita lavorativa con la vita familiare. Al punto che oggi le donne sono spesso costrette a scegliere tra famiglia e carriera”.
Di contro il processo di invecchiamento della popolazione prosegue…
“Assolutamente sì. Se questo trend continua nel 2050 il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 con un’età media di 50,7 anni. Questo significa che la popolazione in età lavorativa scenderà da oltre il 64% al 53%. Cioè quasi metà della popolazione non lavorerà perché sarà troppo grande per farlo. Quindi c’è anche un problema di tenuta del sistema pensionistico e di welfare”.
Per rinvertire questo trend abbiamo bisogno dei migranti?
“Il processo della migrazione è un fenomeno sociale e globale che esiste da sempre. Non può essere arrestato con leggi e con nulla. Bisognerebbe dunque affrontarlo e gestirlo ma non in chiave ideologica. Un’integrazione diffusa, reale, concreta delle persone che arrivano in Italia potrebbe anche aiutare il processo di crescita del Paese. Noi peraltro parliamo sempre di migrazione in chiave di importazione ma poco in chiave di esportazione. Negli ultimi 10 anni noi abbiamo perso più di 100mila persone che sono andate via e il 30% erano giovani. Cioè persone in età fertile. È necessario dunque colmare il vuoto lasciato da quanti vanno via”.
Il governo ha un ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità.
“A me sembra che questo ministero più che aiutare le famiglie le voglia limitare, compromettere. Finora pare che si stia occupando soltanto di fare crociate contro. Contro le famiglie omosessuali, contro i bambini nati con la maternità surrogata che non sono solo i figli delle famiglie arcobaleno ma per lo più sono bambini di coppie eterosessuali. Bisognerebbe favorire a 360 gradi la natalità piuttosto che fare le crociate contro chi vuole fare una famiglia a prescindere dal colore. Non ho visto nulla finora per incentivare la natalità. Si è fatto l’intervento nella legge di Bilancio sull’assegno unico ma l’assegno unico lo aveva fatto il Conte II”.
L’Istat ha pure detto che chi vive al Sud ha accesso a un welfare dimezzato.
“Lo Svimez dice pure che al Sud la dispersione scolastica è molto più alta che nelle altre regioni. Un bambino nato a Treviso ha 20 ore di scuola in più rispetto a un coetaneo nato a Napoli. Sono dati che allarmano se consideriamo soprattutto due cose. Questo governo non pare voglia investire nella scuola, anzi ha tagliato in manovra 4 miliardi in 4 anni sulla scuola pubblica, prevedendo la cancellazione di oltre 500 istituti pubblici. E ancora: il progetto scellerato di Autonomia differenziata porterà ulteriormente ad allargare le disuguaglianze tra Nord e Sud in controtendenza con quello che ci chiede l’Europa cioè politiche di coesione sociale e territoriale per allentare i divari che ci sono tra le varie aree del Paese”.
C’è un giudice a Milano, viene da dire, leggendo la sentenza che ha dichiarato incostituzionale una paga di meno di 4 euro l’ora.
“Io sono felice ovviamente che una sentenza dica ciò che noi ribadiamo da anni ma è inquietante che sia un Tribunale a stabilire un principio per noi ovvio. Ovvero che al di sotto di una certa soglia non è lavoro ma sfruttamento. C’è ancora chi dice che il salario minimo non serva o che sia addirittura dannoso, come ha detto la premier. Chi dice questo non si rende conto che anche quando ci troviamo di fronte a un rapporto di lavoro coperto dalla contrattazione collettiva nazionale ci possiamo trovare di fronte a paghe da fame. Come nel caso del contratto dei Servizi fiduciari. È necessario che la politica intervenga e che non debba essere un giudice a ribadire l’ovvio. Fabio Rampelli difendendo la sua proposta di vietare anglicismi nella pubblica amministrazione ha detto che 20 Paesi su 27 tutelano la propria lingua. Ebbene 21 Paesi su 27 hanno il salario minimo tranne l’Italia. Se vogliamo prendere ad esempio gli altri Paesi facciamolo per le cose serie e non per le stupidaggini”.
C’è accordo almeno tra le opposizioni sul salario minimo?
“Nella scorsa legislatura ci abbiamo provato a far approvare la nostra proposta di legge ma abbiamo incontrato resistenze all’interno dello stesso governo. Ora la segretaria del Pd – e le credo – pare abbia deciso che questa sia la strada giusta. Noi siamo contenti: siamo pronti a discuterne, a sederci a un tavolo con tutti. Anche se non ho ben capito la proposta di Calenda: ogni giorno mi pare presenti una versione diversa. Ma mi pare intenda un salario omnicomprensivo che lascerebbe di fuori su 4,5 milioni di lavoratori poveri la metà”
Il ministro Francesco Lollobrigida conferma l’astio nei confronti del Reddito di cittadinanza.
“Mi sembra che Lollobrigida e chi ci governa siano ancora all’opposizione. Sono fermi agli slogan di bassa lega. E questo per due motivi. I nostri giovani non sono fannulloni e divanisti ma prendono la valigia e vanno all’estero. Fanno la fortuna di altri Paesi. E lo fanno perché qui il lavoro è precario e i salari sono bassi. Basta con questa narrazione di chi poltrisce sul divano. Seconda cosa. Ci deve dire il ministro come intenda accompagnare i giovani nel settore della filiera agroalimentare. Facendo dei corsi di formazione per avere tecnici agronomi specializzati? Per aiutare anche l’imprenditoria giovanile del settore? O vuole solo persone che si inginocchiano per raccogliere pomodori? Il ministro non sa che nello scorso anno il 10% dei lavoratori agricoli erano percettori del Reddito di cittadinanza. Quindi anche qui una balla smontata. Studi e lavori piuttosto che sparare sciocchezze”.