Dalla Giustizia al Fisco e fino al decreto pubbliche amministrazioni, in questo governo l’unica costante sembra essere quella di rimangiarsi la parola. Così accade che alla vigilia del Consiglio dei ministri in cui si sarebbe dovuto approvare il piano di potenziamento degli uffici pubblici, con tanto di bozza che ha fatto il giro delle redazioni e in cui si parlava di circa 3mila assunzioni, la maggioranza scopre di averla sparata grossa e così è corsa ai ripari congelando il provvedimento.
L’ennesima giravolta. Il governo si è rimangiato l’impegno a stabilizzare tremila lavoratori precari del pubblico impiego
C’è da scommettere che più di qualcuno, davanti alla bozza composta da 30 articoli, deve aver sudato freddo pensando ai costi da sostenere e per questo è arrivata la rovinosa retromarcia. Imbarazzo che traspare da quanto hanno fatto sapere ieri pomeriggio fonti di Palazzo Chigi secondo cui in merito al cosiddetto ‘Decreto assunzioni’, le anticipazioni sul provvedimento che sono circolate insistentemente costituiscono la mera sommatoria delle proposte avanzate dai singoli ministeri. E quindi su tali richieste, continuano le stesse fonti, è in corso un approfondimento e una verifica di fattibilità di sistema e di copertura finanziaria per la quale occorrerà far slittare il provvedimento.
L’unica certezza è che alla fine di questa analisi, il risultato finale sarà notevolmente ridimensionato sia nei numeri che nell’impatto della misura. Una giustificazione che ha scatenato l’ilarità di tutti perfino del Terzo polo, solitamente poco incline a criticare le destre, con la deputata Daniela Ruffino che ha affermato: “Sono 3.250, 2.000 o quanti sono i posti davvero disponibili nella Pubblica amministrazione? È incredibile che la presidenza del Consiglio sia dovuta intervenire per correggere il ministero della Pa che aveva preannunciato ieri 3.250 posti disponibili nei ministeri e negli enti pubblici. Troppa confusione, dal Pnrr alla Pa: è il caso che la presidente Meloni dia una ‘registrata’ ai ministri, rivedendo, tanto per cominciare, la strategia di comunicazione. Annunciare, correggere, rivedere e integrare: gli italiani cominciano ad averne le tasche piene”.
Per le assunzioni nei ministeri, la partita sembrava già chiusa
Eppure dalla lettura della bozza non sembrava si parlasse di numeri ancora da definire. Al contrario in alcuni casi, come per le assunzioni nei ministeri, la partita sembrava già finita tanto che il nuovo personale sarebbe stato così suddiviso: 301 assunti sarebbero finiti all’Interno, 11 alla Cultura, 20 alle Infrastrutture, 210 agli Esteri, 103 all’Agricoltura, 4 all’Ambiente, 4 a Università e ricerca, 2 al Ministero per imprese e made in Italy, 350 funzionari a quello del Lavoro, 142 al Turismo, 49 alla Salute. Lo stesso testo poi proponeva la stabilizzazione dei precari che hanno lavorato in Regioni, Province e Comuni per almeno tre anni così da rafforzare la capacità amministrativa degli enti locali. In particolare si dava la possibilità a Regioni, Province e Comuni di procedere alla stabilizzazione fino al 31 dicembre 2026 che abbiano superato i 36 mesi a tempo determinato, nei limiti della pianta organica e previo superamento di un “colloquio selettivo”.
Tra gli altri punti contenuti nella bozza anche l’estensione della possibilità di offrire un incarico retribuito ai vertici della Pa per personale in pensione visto che si legge nel documento che le amministrazione pubbliche potranno “conferire incarichi dirigenziali o direttivi retribuiti al personale collocato in quiescenza, per un periodo non superiore a due anni e comunque in misura non superiore al 10% delle facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente”.