L’ultima nomina è arrivata per alcuni in maniera forse un po’ inaspettata. E non c’è da sorprendersi visto il clamore dei mesi scorsi. Dopo la direzione di Nicola Lagioia, la direzione del Salone del Libro di Torino (dopo una prima edizione, quella che si terrà a maggio, di affiancamento al direttore uscente) passa a Annalena Benini. Parliamo di una nota giornalista, esperta nel mondo della cultura.
Il ministro Sangiuliano (o chi per lui) sarebbe entrato a gamba tesa sulle nomine al Salone del Libro. E non solo
Una scelta, dunque, assolutamente legittima. Ciò che stona, però, è che del suo nome nei mesi passati nessuno aveva mai parlato. Al suo posto, però, si era parlato di un altro nome, quello di Paolo Giordano. Lo scrittore, però, alla fine aveva rifiutato – nonostante le pressioni di gran parte del mondo della cultura – per una ragione ben precisa: l’eccessiva intrusione ministeriale sulle nomine del comitato editoriale. Ergo: a detta dello scrittore de “La solitudine dei numeri primi”, il ministro Gennaro Sangiuliano (o chi per lui) sarebbe entrato a gamba tesa sulle nomine del Salone.
Al Salone del Libro di Torino arriva la nuora di Vittorio Feltri e penna del Foglio Annalena Benini
Ed ecco così, alla fine, la quota rosa che non t’aspetti: al Lingotto sale in cattedra la 47enne giornalista de Il Foglio Annalena Benini. Ferrarese, laureata in legge, è al quotidiano fondato da Giuliano Ferrara dal 2001 dove si occupa di letteratura, “cultura, persone e storie”. Un nome, come detto, di tutto rispetto. Anche se non si può fare a meno di notare alcune coincidenze parentali: moglie di Mattia Feltri, oggi direttore dell’HuffPost, giornale che rientra nella sfera d’influenza degli Agnelli. E nuora, dunque, di Vittorio, giornalista non proprio lontano dal mondo di destra. Solo coincidenze e nulla più, come detto. Perché nessuno ha da ridire sul curriculum di tutto rispetto della Benini.
Quel che è certo, però, è che nell’ultimo periodo pare che al ministero della Cultura tengano particolarmente d’occhio la strada intrapresa da alcuni musei, gallerie, fondazioni. Prendiamo il Museo della Shoah di Roma: dopo un’attesa lunga vent’anni, un disegno di legge approvato in Consiglio dei Ministri sblocca l’iter per la realizzazione del museo, prevedendo uno stanziamento di 10 milioni di euro nel triennio 2023-2025. Bene, si dirà. Peccato che la struttura dovrà tener conto degli indirizzi impartiti da Palazzo Chigi stessi.
A Venezia è in pole il d’annunziano Giordano Bruno Guerri
Tanto che c’è chi pensa a una sorta di longa manus di Sangiuliano stesso. Maldicenze e nulla più. Anche se è difficile non immaginare che sul direttore non possa intervenire il governo stesso, dopo un finanziamento così corposo. Chissà. Dove invece pare stia intervenendo è sul fronte della Biennale di Venezia. Manca quasi un anno al prossimo febbraio e alla scadenza del mandato dell’attuale presidente della Fondazione Roberto Cicutto. Eppure l’aria che spira è quella del cambio della guardia.
La Mostra Internazionale di Arti Visive conclusa a novembre è stata la più visitata della storia della Biennale, ma Sangiuliano, per la prima volta, non ha voluto accorgersene. Così, con un anno di anticipo – e il rischio di destabilizzare in corso d’opera in questo modo l’istituzione – cominciano così già a circolare i “rumors” sulle possibili candidature. Uno dei papabili è lo storico Giordano Bruno Guerri, attuale presidente della Fondazione “il Vittoriale” e dannunziano nell’animo oltre che nello studio.
Elisabetta Sgarbi potrebbe approdare alla guida della Mostra del Cinema
Altri nomi che circolano sono quelli di Pietrangelo Buttafuoco e di Elisabetta Sgarbi, stimata editrice alla guida di La Nave di Teseo, e sorella del sottosegretario alla Cultura, Vittorio. Tanto che qualcuno ha addirittura buttato là il suo nome come possibile sostituta di Alberto Barbera alla guida della Mostra del Cinema. In realtà Barbera ha ancora due anni di incarico davanti a sé, ma se il clima intorno alla Biennale è quello che si delinea, non sarà facile resistere.