Il blogger nazionalista russo Vladlen Tatarsky è morto in seguito a un esplosione avvenuta ieri pomeriggio in un bar di San Pietroburgo. Almeno altre una trentina le persone rimaste ferite. Il bar è di proprietà di Evgenij Prigozin, il fondatore della brigata Wagner.
Il blogger russo Vladlen Tatarsky è morto in seguito a un esplosione avvenuta ieri pomeriggio in un bar di San Pietroburgo
Secondo i media russi, le forze di sicurezza hanno sospetti su una donna di 26 anni, Daria Trepova, residente a San Pietroburgo. La ragazza, ora ricercata, avrebbe portato al caffè Wagner una scatola con un busto di Tatarsky, in cui era occultato un ordigno esplosivo. Non c’è ancora una conferma ufficiale di queste informazioni. Secondo altri media, Trepova era stata precedentemente arrestata il 24 febbraio durante una manifestazione contro la guerra in Ucraina.
Una ragazza di 26 anni è sospettata dell’omicidio del propagandista. Ha portato al caffè una scatola con un busto del blogger, che i realtà era un ordigno
“Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell’esercito” questo il post pubblicato un anno fa con cui Tatarsky criticava l’inefficienza delle forze armate russe in Ucraina.
Il blogger ultranazionalista russo si chiamava Maksim Fomin, ma utilizzava lo pseudomino di “Vladlen Tatarsky”. Con una lunga esperienza di guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk, era diventato uno dei blogger militari filo-Mosca più seguiti, con centinaia di migliaia di follower, ed era considerato molto vicino al capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin.
L’agenzia Tass di Tatarsky ha detto che dall’inizio della guerra in Ucraina “analizzava quotidianamente il corso dell’operazione e dava consigli ai mobilitati”. Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno. In particolare, nel post su Telegram del maggio 2022, denunciava la sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk. “L’offensiva nel Donbass – osservava Tatarsky – è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di generali di livello”.