Si dice spesso che il calcio rischia di finire a gambe all’aria, schiacciato da una crisi economica senza precedenti e da cui non vede via d’uscita. Una malattia profonda che va avanti da decenni ma la cui cura, secondo il ministro dello Sport Andrea Abodi, passa per nuove regole in fatto di sponsorizzazioni con la riabilitazione di quelle effettuate dagli operatori del gioco d’azzardo del mondo delle scommesse.
Il ministro dello Sport Abodi apre alla pubblicità dei colossi del gioco d’azzardo
Un fiume di denaro che da un lato potrebbe rimpinguare le casse disastrate dei club di Serie A, tra l’altro senza alcuna certezza di poter risanare i loro conti, ma che dall’altro rischia di far aggravare il fenomeno della ludopatia che è già una piaga sociale.
Quel che è certo è che da quando il Movimento 5 Stelle, con il decreto dignità del 2018, ha imposto il divieto delle sponsorizzazioni sportive da parte di aziende legate al gioco d’azzardo, il tema è spesso tornato a galla a livello politico. Già con il governo di Mario Draghi l’allora sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali aveva aperto al ritorno, seppur parziale, della pubblicità sulle scommesse. Una proposta che, però, è naufragata tra i mille travagli del governo dei Migliori.
Ma ora, con le società di calcio sempre più in crisi e una nuova maggioranza ben più compatta di quella che sosteneva Draghi, il ministro Abodi è tornato a dirsi possibilista. Una posizione che ha sostenuto mercoledì, in commissione Cultura di Montecitorio, rispondendo a una domanda della deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Elisabetta Piccolotti, quando ha detto chiaro e tondo di pensare “che il tema vada discusso” precisando che “non agirò mai da solo per una questione del genere” in quanto “serve un’ampia concertazione passando per il necessario percorso parlamentare” visto che “ci sono sensibilità diverse che vanno rispettate”.
Il ministro ha poi aggiunto di comprendere “lo spirito della norma” salvo aggiungere che “il nostro Paese è l’unico in Europa ad avere questo tipo di restrizioni, non vuol dire tutto ma sicuramente significa qualcosa. Credo che l’obiettivo fondamentale debba essere quello di un sistematico contrasto al gioco illegale o irregolare che alimenta l’economia criminale” del resto, conclude, “ritengo sia ipocrita vietare il diritto alla scommessa e poi consentire una comunicazione parallela agli stessi siti che, promuovendo semplicemente un indirizzo web, portano comunque a scommettere”.
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Parole che hanno messo in allerta i deputati e i senatori pentastellati in commissione Cultura che, con una nota, pur dicendo di “apprezzare le parole di Abodi quando ha detto che su questo tema serve un ampio dibattito tra le forze politiche garantendo i dovuti passaggi parlamentari”, si dicono del tutto “fermi nel ribadire la nostra assoluta contrarietà ad ogni forma di reintroduzione degli spot sul gioco d’azzardo nel calcio e nello sport in generale”.
Questo perché la cura per il mondo del calcio, ammesso basti a salvarlo, rischia di costare caro agli italiani. “La lotta all’azzardopatia passa inevitabilmente da una riduzione dei messaggi pubblicitari, soprattutto quando sono presenti in eventi così seguiti dal grande pubblico come quelli calcistici e sportivi in generale. Diciamo no al ritorno dell’azzardo nel mondo del calcio e dello sport italiano”.
Poi, in conclusione, spiegano che “se per Abodi, il fatto che l’Italia sia l’unico paese in Europa a conoscere simili restrizioni, rappresenta una giustificazione per un ritorno degli sponsor del gioco d’azzardo sulle maglie delle squadre di calcio, noi pensiamo al contrario che il nostro Paese rappresenti in questo momento un esempio da seguire per gli altri Stati europei”.