Sembrava semplicemente questione di tempo. E invece sulle nomine Rai è possibile che i tempi pian piano si dilatino. Non bisogna infatti semplicemente attendere che il consiglio di amministrazione, oggi guidato da Carlo Fuortes, approvino il bilancio entro il mese di aprile. Ma bisognerà anche risolvere alcune piccole (grandi) questioni interne alla maggioranza.
Meloni punta al cappotto nelle direzioni chiave. Salvini come Ad della Rai Ciannamea. A Forza Italia le briciole
A quanto pare, infatti, il balletto in corso sulle nomine dei direttori di testata e di genere nasce soprattutto per via di un “bilanciamento di potere” tutto interno alla maggioranza. E, soprattutto, tra Lega e Fratelli d’Italia. Con il partito di Silvio Berlusconi preso soprattutto da una pesante riorganizzazione interna, sono appunto Giorgia Meloni e Matteo Salvini i principali attori di questa partita. Se infatti è indubbio che il peso di Fratelli d’Italia sarà determinante, la strategia attuata sottotraccia dal Carroccio tende a fare in modo che la Meloni non si accaparri tutte le poltrone più ambite.
Ecco perché il nome forte su cui punta il segretario leghista è quello di Marcello Ciannamea. E ha proposto a Fratelli d’Italia che ora distribuisce le carte, la fusione del prime time col day time mettendo a capo della nuova, potentissima struttura proprio Ciannamea, uomo di azienda, stimato anche dagli interni, che si sposterebbe dallo strategicissimo Coordinamento Palinsesti (nella cui posizione non ha fatto male, a parere degli esperti).
L’idea, però, non convince troppo la dirigenza del partito di destra, che teme proprio un eccessivo potere in mano al Carroccio. Ecco perché una delle ipotesi è che alla Lega resti il prime time, ma che resti quest’ultimo slegato dal day time, genere che potrebbe finire nelle mani di un altro fedelissimo della Meloni, come Angelo Mellone. Ma anche in questo caso non è detta l’ultimo parola: il dirigente meloniano, oggi vicedirettore del day time, è molto apprezzato all’interno dell’azienda specie per gli importanti risultati raggiunti con i programmi che segue. Un “curriculum” che potrebbe assicurargli anche altre direzioni (si parla di Rai Cinema).
La Meloni non vuole fare troppe concessioni ai suoi alleati
La partita, dunque, ancora è aperta. Quel che è certo è che la Meloni non vuole fare troppe concessioni ai suoi alleati. Pur stando attenta a non scontentare nessuno. Ecco perché se da una parte potrebbe accettare di concedere il prime time alla Lega, non lascerà andare l’approfondimento (direzione che potrebbe finire a un altro fedelissimo come Paolo Corsini), né la direzione del Tg1. Così da avere in mano i canali principali dell’informazione pubblica.
Il fatto è che la memoria di Fratelli d’Italia è elefantiaca: in molti ricordano ancora, a loro danno, il fruttuoso arrembaggio del Carroccio ai piani alti di viale Mazzini, dove ottenne Tg Regionali, direzione dei Palinsesti, dei Documentari, della Pubblicità e dell’Immobiliare Rai. Dato che i rapporti di forza si sono invertiti, ora i meloniani tendono a farlo notare. E a farsi rispettare. È su quest’equilibrio e su questi rapporti di forza che ora si giocherà il risiko delle nomine.
Resta complicata la partita della Commissione Vigilanza Rai
Sullo sfondo resta la complicata partita della Commissione Vigilanza Rai che, dopo mesi di incredibile e indicibile stallo, pare si sia risolta: è stata raggiunta l’intesa tra maggioranza e opposizione sulla presidente che sarà affidata a Barbara Floridia del M5S. La senatrice siciliana dovrà lasciare il ruolo di capogruppo del Movimento a Palazzo Madama, dove si apre una corsa a due per sostituirla, fra Stefano Patuanelli e Alessandra Maiorino.