La narrazione della “guerra che è bella anche se fa male” li dipinge come eroi al fronte che hanno bisogno solo di una cosa: armi. Gli ucraini, come tutte le vittime delle guerre che avvengono sulle loro teste, devono affrontare la ferocia disumana di Putin che vorrebbe strappargli le loro terre e la cupidigia dei signori delle armi che si fregano le mani. Ma come stanno gli ucraini? Due famiglie su cinque in Ucraina hanno estremo bisogno di mezzi di sostentamento e di beni di prima necessità e il Paese, un anno dopo l’intensificarsi del conflitto, sta affrontando tassi di sfollamento, inflazione e disoccupazione senza precedenti.
Due famiglie su cinque in Ucraina hanno estremo bisogno di mezzi di sostentamento e di beni di prima necessità
Secondo l’ultimo Rapporto sui bisogni multisettoriali dell’Ucraina dell’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari comunitari, più del 40% delle famiglie ha dichiarato di avere difficoltà a soddisfare le esigenze quotidiane di cibo, acqua e beni di prima necessità, nelle aree più colpite dai combattimenti, nell’Est e nel Sud del Paese, il numero sale al 60%. La Banca Nazionale Ucraina il mese scorso ha stimato un tasso di inflazione del 25%, con il costo dei prodotti che è cresciuto della metà nelle regioni orientali.
A settembre, un consumatore su cinque in Ucraina ha dichiarato di non potersi permettere l’acquisto dei prodotti disponibili nei negozi. 5,3 milioni di persone si trovano ancora lontano da casa e per le famiglie sfollate la necessità di assistenza finanziaria cresce di giorno in giorno.
Una persona su quattro è attualmente disoccupata perché molti faticano a trovare un lavoro stabile nel loro luogo di residenza temporaneo. Alcuni di loro scelgono di tornare nelle città d’origine devastate dalla guerra lavorare. Save the Children racconta il caso della famiglia di Anton, 12 anni: lo scorso marzo, con i suoi genitori ha lasciato Kharkiv per spostarsi nell’Ucraina occidentale, a causa dei continui bombardamenti.
Qualche mese dopo, il padre di Anton è stato costretto a tornare. “Mio marito è stato richiamato al lavoro” racconta Olha, madre di Anton. “I miei figli sono preoccupati, chiedono continuamente quando papà tornerà a vivere con noi e quando saremo di nuovo tutti insieme. Non passa giorno che non ci pensino”. Sono molte le Ong che da più di un anno provano a portare ristoro. Tra i bambini che riescono a sopravvivere, alcuni non hanno conosciuto altro che violenze o campi profughi. Queste bambine e questi bambini hanno bisogno di essere protetti dalle ferite fisiche ed emotive che inevitabilmente riportano. Questi bambini avrebbero bisogno di essere raccontati. Questi bambini non possono mangiare munizioni.
Nonostante i buoni propositi di chi augura sforzi diplomatici per risolvere il conflitto la questione umanitaria in Ucraina scompare perché inevitabilmente non fa il gioco di chi chiede sempre più guerra, ancora guerra. Nel corso del primo anno di guerra, Solo Save the Children ha distribuito aiuti essenziali come cibo, acqua, denaro, vestiti invernali e spazi sicuri a più di 800mila persone, di cui la metà sono bambini, e fornito sostegno economico a più di 100mila famiglie, per un totale di oltre 29 milioni di dollari. Una cifra irrisoria rispetto a quella per le armi.
I bambini non causano le guerre, ma sono le vittime più vulnerabili. Tra quelli che riescono a sopravvivere, alcuni non hanno conosciuto altro che violenze o campi profughi. Come stanno gli ucraini è scomparso dal dibattito pubblico. A leggerla da qui sembra una guerra solo di soldati. Diceva Gino Strada: “Nella macchina della guerra, c’è posto anche per il mondo umanitario. Anzi, un posto importante, una specie di nuovo reparto Cosmesi della guerra. Far vedere quanti aiuti arrivano con la guerra, quante belle cose si possono fare per questa povera gente. Per i sopravvissuti, naturalmente”. Ora siamo arrivati a ritenere un vezzo anche quello. Anche gli affamati rovinano la narrazione.