Qualcosa evidentemente non torna. Perché se è vero che un quotidiano economico tratti di questioni, per l’appunto, economiche, è altrettanto vero che se quello stesso quotidiano ha preso una chiara posizione di condanna nei confronti della guerra in Ucraina, attaccando sia Vladimir Putin sia l’intesa raggiunta tra Mosca e Pechino, poi non può contraddirsi. Eppure è quello che è accaduto al Sole 24 ore. Col risultato che a scagliarsi contro il quotidiano di Confindustria siano stati gli stessi giornalisti.
Polemiche per lo speciale di 4 pagine intitolato “Focus China” pubblicato sull’edizione domenicale del Sole 24 ore
Che si sono accorti dell’evidente paradosso. E così il Comitato di Redazione del Sole è all’attacco della proprietà e della direzione. Tutta colpa di uno speciale di 4 pagine intitolato “Focus China” pubblicato sull’edizione domenicale del quotidiano. E che fa il paio con quello dello scorso dicembre. Secondo i giornalisti si tratta di un “modello assai ambiguo di redazionale”, che non rende evidente al lettore che si tratta di pubblicità.
In più secondo il CdR il committente non è chiaramente indicato. E si tratta di “pura propaganda” per attrarre investimenti dall’Italia verso la Cina. Giudicata “inqualificabile, visto che mette le pagine del giornale a disposizione di un sistema economico e di uno Stato (la permeabilità, se non l’identità, tra l’uno e l’altro è assoluta) che si caratterizzano piuttosto per l’assenza degli elementi base di una democrazia.
In altre parole, Il Sole 24 Ore si è prestato a battere la grancassa per una dittatura, che alla tradizionale assenza di pluralismo politico, di libertà di opinione e di espressione, di rispetto per le minoranze, è oltretutto oggi sempre più arroccata in politica estera su un sostegno filoputiniano”. Infine, il CdR si chiede quali siano “gli interessi morali sottesi alla (ennesima) pubblicazione delle 4 pagine del Focus China. Quelli materiali temiamo di intuirli. Purtroppo”.
Giornalisti infuriati: si è elogiata una dittatura
Qualcosa, dunque, non torna per gli stessi giornalisti. Che già a dicembre, come detto, avevano sollevato il caso. In quella circostanza i redattori avevano firmato un duro comunicato sindacale dopo la pubblicazione sull’edizione del maggior quotidiano economico d’Italia, di uno speciale anche in quel caso di quattro pagine dedicato “a propagandare” l’economia cinese. Un atto definito “inopportuno” e “pericoloso”. Il titolo di quel “Focus China” (“a cura della concessionaria 24ore System”) era d’altronde chiaro: “Gli importanti risultati dell’economia cinese nell’ultimo decennio”. Si parlava anche dei rapporti tra Cina e Unione europea. Ultima pagina: “Il commercio estero cinese è stabile e va lontano”.
Tanto nella pubblicazione di dicembre quanto in quella di due giorni fa, però, troppe sono le omissioni: gli impatti globali della guerra in Ucraina, avviata dal presidente russo Putin pochi giorni dopo aver sancito un’amicizia “senza limiti” con il leader cinese Xi Jinping; le proteste per le restrizioni della politica “Zero Covid”, il contesto internazionale che vede Stati Uniti e Unione europea “mai così allineati” davanti alla stessa Cina che cerca di spingere i 27 su una posizione terza. Troppi silenzi che non possono che far sorgere più di un dubbio. Specie se si considera, come detto, che la matrice pubblicitaria di quello speciale pagine non è “indicata chiaramente”.
Chiari, invece, i titoli, che fanno pensare “senza troppe difficoltà a un investitore istituzionale, soprattutto in un Paese dove tra sistema economico e apparato politico il confine è assai labile, se non inesistente”, scrivevano già a dicembre i giornalisti. Che a questo punto si attendono una risposta. La domanda ora è se arriverà e, soprattutto, quale sarà.