Cinque anni trascorsi con l’illusione che realmente qualcosa sarebbe potuta cambiare. E invece, come nella sceneggiatura di “Ritorno al futuro”, ci si rende conto che ogni tentativo è stato vano. Se spostiamo la lancetta indietro di cinque anni, era tutto un tripudio di esultanze bipartisan per il raggiungimento di un traguardo insperato: il taglio dei tanti odiati vitalizi.
Col governo Meloni si torna al passato su tutto. Una restaurazione che non risparmia il ripristino dei vitalizi alla Casta del Senato, persino ai condannati
Opera, in primis, della delibera dell’allora presidente della Camera Roberto Fico, poi – anche se con enorme ritardo – adottata anche al Senato. A distanza di cinque anni, però, a furia di ricorsi, proteste degli ex onorevoli, scandali, cessioni e sentenze, è esattamente come se nulla fosse accaduto. Ogni fatica, ogni impresa, ogni traguardo di fatto è stato vano. Col risultato che chi beneficiava di assegni d’oro ha avuto solo per un po’ paura, dato che i tagli, nella stragranda maggioranza dei casi, sono svaniti e l’assegno è tornato ad essere bello grasso.
Per capire come sia evoluta quest’ennesima (dis)onorevole pantomima, bisogna andare per gradi. Partiamo dal Senato. Dopo il taglio ai vitalizi voluto per primo, come detto, da Fico e adottato pure al Senato, allora guidato dall’ex presidente Elisabetta Casellati, c’è stato chi ha storto il muso. E cioè 771 ex senatori che hanno prontamente impugnato quella delibera e ne hanno ottenuto l’annullamento dalla Commissione contenziosa (primo grado della giustiza interna del Senato), presieduta al tempo dall’azzurro Giacomo Caliendo.
Da qui è cominciato un rimpallo impressionante del Consiglio di Garanzia (secondo grado) che ha rinviato la palla addirittura alla Consulta che a sua volta ha rigettato tutto nuovamente al Senato. Risultato? Chi prendeva lauti assegni, come detto, è tornato a prenderli. Con la beffa che quanto gli è stato tagliato nei mesi in cui la delibera ha avuto effetto, gli è stato pure restituito. Ma di quali pensioni parliamo? Secondo le cifre interne di Palazzo Madama, ad esempio, l’ex senatrice e ministro col governo Berlusconi, Adriana Poli, percepiva, grazie al taglio ai vitalizi, 7.688 euro lordi al mese; e ora è tornata sui 9.885 euro.
Giorgio Postal era andato incontro a un taglio di circa 4mila euro: l’ex senatore e più volte sottosegretario, è tornato dai 5.211 euro mensili lordi ai “vecchi” 9.636 euro. Interessante anche il caso di Francesco Storace che è tornato ai “suoi” 6.540 euro lordi rispetto ai 4.360 post-taglio. E così, ancora, Riccardo Villari (da 3.541 a 6.217 euro), Carlo Vizzini (da 7.903 a 10.631), Antonio Azzollini (da 5.505 a 8.082), Goffredo Bettini (da 3.964 a 6.590), Filippo Cavazzuti (da 4.341 a 8.455).
Senza dimenticare un altro piccolo particolare: ancor prima della delibebra Fico, i precedenti presidenti di Camera e Senato (Piero Grasso e Laura Boldrini) avevano deciso di sospendere il vitalizio a chi era stato condannato in via definitiva. Ebbene: anche questa norma – di buon senso, verrebbe da dire – è saltata.
Restituiti persino arretrati e assegni ai condannati. Alla Camera Colletti (ex M5S) ha limitato i danni
E a Montecitorio, invece, come stanno le cose? Se si può, la situazione qui è ancora più ingarbugliata. La delibera Fico stabiliva la possibilità, per gli ex deputati, di richiedere un incremento dell’assegno previdenziale al sussistere di due requisiti: essere percettori di un reddito non superiore a 5.889 euro lordi e affetti da patologie tali da comportare un’invalidità al 100 per cento. Al ricorrere simultaneo di queste due condizioni, l’assegno poteva essere aumentato fino a un massimo del 50%.
Il Consiglio di giurisdizione (primo grado della giustizia interna della Camera), però, ha di fatto modificato la norma della delibera. Stabilendo che, l’incremento del vitalizio possa essere disposto al sussistere anche di uno solo dei due requisiti e per importi anche superiori al 50%. In appello il Collegio giurisdizionale, grazie soprattutto all’impegno dell’ex Cinque Stelle Andrea Colletti, ha congelato questa nuova concessione, ma la sospensiva è di fatto stata “scavalcata” dalla decisione del Collegio dei Questori di decidere caso per caso.
A giorni a riguardo dovrebbe arrivare una sentenza del Collegio d’Appello ma è difficile possa rivoluzionare nuovamente le cose considerando l’andazzo che Montecitorio ha preso. Unica magra consolazione? Il divieto, a differenza del Senato, di concedere il vitalizio ai condannati. Anche qui gli ex onorevoli in realtà ci avevano provato, ma la barriera di Colletti – almeno in questo caso – ha tenuto.