La Cina ha presentato un documento per aprire un negoziato per la pace in Ucraina. Ma l’Europa che posizione prende?
Sergio Bellini
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Gentile lettore, dopo il patto di ferro tra Putin e Xi Jinping sembra che l’Europa cominci a capire in che razza di guaio si è cacciata con il suo servilismo verso gli Usa. Nonostante la rabbiosa reazione americana (“Il piano di pace cinese è una trappola…”, “Non accetteremo una tregua in Ucraina”), nell’Ue risuonano per la prima volta note diverse e ricompare la parola “negoziato”, finora sparita dal dizionario europeo. Il premier olandese Mark Rutte ha detto che l’Ue conta su una telefonata tra Xi e Zelenski, chiesta da quest’ultimo ma ancora non accettata da Xi: “Abbiamo seguito con attenzione il vertice di Mosca e speriamo in un colloquio tra Xi e Zelenski. È importante, perché la Cina ha avviato un processo di pace, con spunti utili e altri un po’ meno”. Il dialogo diretto tra i due presidenti, dice Rutte, “sarebbe accolto calorosamente dall’Ue”. Nello stesso tempo Borrell, responsabile della politica estera di Bruxelles, alla domanda dei giornalisti su cosa accadrebbe se la Cina fornisse armi alla Russia, ha risposto irritato: “La Cina non lo sta ancora facendo”, dove la parola “ancora” dice tutto. Insomma, si vedono segni di nervosismo. Ovviamente le incognite rimangono tante, ma il governo Meloni, se non modificherà la sua postura bellicista, rischia di lasciare l’Italia nella zona perdente dell’Ue, affiancata solo da polacchi e baltici in pieno delirio antirusso, quando tutti gli altri si saranno mossi su posizioni concilianti verso Mosca e Pechino.
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