L’unica consolazione se così si può definire con cui la premier rientra a Roma dopo il Consiglio Ue è l’incontro avuto col presidente francese.
Una concessione che Emmanuel Macron fa a Giorgia Meloni in un momento per lui di grande difficoltà politica per via della sua impopolare riforma delle pensioni. E non sarà stato un caso. Anche la premier non naviga certo in buone acque.
Si presenta al vertice dei leader Ue dopo la tragedia di Cutro e mentre infuriano le indiscrezioni sui ritardi del Pnrr accumulati dal suo governo che non sono certo un buon biglietto da visita per intavolare la trattativa con Bruxelles sulle modifiche al Piano.
Sui migranti la Meloni non porta a casa nulla. Le conclusioni del Consiglio non segnano alcuna svolta ma si limitano a ribadire la necessità di una rapida attuazione del Piano d’Azione della Commissione.
Il presidente del consiglio europeo Charles Michel rimarca l’apprezzamento per l’accelerazione impressa al dossier migranti ma dà appuntamento al Consiglio Ue di giugno.
Sulle auto l’Italia è costretta ad ingoiare il compromesso che si va delineando tra la Commissione e Berlino sugli e-fuels mentre la sua proposta di escludere dal bando del 2035 i biocarburanti è irricevibile.
Poco e niente sulla competitività mentre deve difendersi dai falchi sulla riforma del Patto di Stabilità che sarà partorita solo ad aprile. E non è finita qui.
L’accerchiamento
Bruxelles torna in pressing su Roma per la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), con il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe che chiede ancora una volta di “andare avanti”.
Meloni replica invitando a non discuterne “a monte ma a valle”, e chiede un ragionamento “in un quadro complessivo”: parlando di gestione delle crisi bancarie, dice, la ‘rete di sicurezza’ (backstop) del Mes “è una sorta di Cassazione.
L’Unione bancaria sono il primo e il secondo grado” con “strumenti più efficaci”. L’Italia è l’ultimo degli aderenti a non aver ratificato la riforma voluta per dare al ‘fondo salva Stati’ anche il ruolo di ‘fondo salva banche’.
“Abbiamo bisogno di garantire che il Fondo di risoluzione unico abbia il sostegno necessario” per “assicurare che se ci saranno difficoltà bancarie non chiediamo ai contribuenti nazionali di pagare”, sostiene Donohoe.
Il legame tra Mes e il Fondo di risoluzione dovrà essere in funzione dal primo gennaio 2024, chiede. Quanto al modo per ratificare il trattato “spetta al Parlamento italiano e al Governo”.
Mercoledì prossimo partirà l’iter in commissione Esteri della Camera delle proposte di legge di ratifica del Mes presentate da Pd e Terzo Polo. La ratifica della riforma è nel calendario d’Aula di aprile.