Repetita iuvant. Specie quando a fare orecchie da mercante è un Governo che non vuol saperne di ascoltare. Ma il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri non è tipo da perdersi d’animo. E malgrado da mesi si sgoli a ripeterlo, non si tira certo indietro quando capita l’occasione di rilanciare l’allarme: a guadagnarci dalla guerra sono anche le mafie che sono pronte a rimpinguare il proprio arsenale con le armi inviate in Ucraina.
Il procuratore Gratteri ripete da mesi che le mafie che sono pronte a rimpinguare i propri arsenali con le armi inviate in Ucraina
I precedenti, del resto, sono tutt’altro che confortanti. Gratteri ricorda, ad esempio, come già in passato la guerra si sia trasformata in una vera e propria cuccagna per la criminalità organizzata. “La ‘ndrangheta ha comprato esplosivo, kalashnikov e bazooka che erano stati utilizzati nella guerra nell’ex Jugoslavia”, dice il magistrato rinfrescando la memoria ai più riottosi a ricordare la storia recente.
Per questo è logico chiedersi, secondo il procuratore capo di Catanzaro, “se lo stesso avverrà in Ucraina con le armi che si stanno inviando”. Una valanga di armi, sempre più letali e sofisticate. Gratteri è intervenuto a Milano in un evento organizzato da WikiMafia per presentare il suo libro Fuori dai confini – La ‘ndrangheta nel mondo (edito Mondadori).
Non a caso il libro, scritto insieme ad Antonio Nicaso, si apre proprio con un capitolo dedicato al rapporto tra guerra e mafie. Il procuratore di Catanzaro ha anche ricordato come la guerra per le mafie rappresenti un’occasione ghiotta non solo per riempire i propri arsenali, ma anche armi e anche per infiltrarsi nel business della ricostruzione.
“Non sto qui a sindacare sulle scelte dei Paesi occidentali di inviare o no le armi, queste sono scelte politiche”, ha tenuto a precisare nel corso dell’incontro coordinato e moderato dal presindente di WiliMafia Pierpaolo Farina. Ma senza risparmiarsi un ultima osservazione: “Io sono però preoccupato – conclude – perché non essendo queste armi tracciabili, noi non sappiamo ogni giorno quante di queste vengono usate e quante invece nascoste”.
Un dubbio legittimo visto quanto accaduto ormai quasi un quarto di secolo fa nei Balcani dopo la guerra nell’ex Jugoslavia. Da mesi Gratteri lancia l’allarme. Da mesi la politica non risponde.