Arabia Saudita e Iran hanno riallacciato i rapporti diplomatici, interrotti dal 2016. Se ne parla poco, però mi sembra una notizia importante. O sbaglio?
Ezio Durante
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Gentile lettore, se ne parla poco da noi proprio perché la pace tra i due ex arcinemici è un fatto rilevante. La guerra in Ucraina apre crepe ieri impensabili nella geografia imperiale americana. Finora l’Arabia Saudita è stata per gli Usa, oltre che un bancomat, un vassallo, pregiato per la posizione strategica e le vaste riserve di petrolio, ma pur sempre un vassallo. Il fatto che ora stringa accordi con il Paese più antiamericano che esista, segnala che Riad vuole uscire dall’orbita americana e posizionarsi coi non allineati, gettando il suo peso sulla bilancia di un cambio epocale. L’accordo con l’Iran non riguarda solo la ripresa dei rapporti diplomatici ma investe anche altre sfere ed è stato mediato, si badi, dalla Cina. Dal 2014 Riad e Teheran, capitali l’una dell’islam sunnita, l’altra di quello sciita, si fanno guerra per procura nello Yemen, guerra che dovrebbe ora volgere al termine. La pax yemenita e una nuova postura in Siria sono sviluppi regionali, ma sul piano globale la posizione di Riad influenzerà altri Stati arabi o sostenuti dai suoi petrodollari come l’Egitto: è tutta una massa critica che va verso il campo multipolare di Cina e Russia. Aggiunga che Riad ha ottimi rapporti con Mosca e non vende più il petrolio solo in dollari ma anche in altre valute, con ciò che questo implica. Inoltre vuole entrare nei Brics, che di fatto sono il nucleo della ribellione antiamericana. È lecito dedurre che gli Usa perdono pezzi.
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