Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Sembra incredibile ma il governo di Giorgia Meloni anche quando si trova a dover prendere qualche decisione condivisa dall’intera maggioranza, riesce sempre a complicarsi la vita come accaduto con la riconferma del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo.
Il Governo riesce sempre a complicarsi la vita come accaduto con la riconferma del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo.
Quest’ultimo, professore universitario della Bicocca ormai in pensione, è sponsorizzato da Matteo Salvini che da giorni sta facendo di tutto per portare a casa questo risultato. Peccato che le cose non stiano andando come sperato e la strada per arrivare al secondo mandato di Blangiardo appare sempre più un sentiero a ostacoli visto che la nomina che doveva arrivare ieri, per la quale è richiesto il via libera dalle Camere con una maggioranza di due terzi, appare lontanissima.
Questo perché davanti al no secco delle opposizioni, la realtà pura e semplice è che i voti a disposizione dei partiti di governo non sono sufficienti. Una constatazione piuttosto semplice che ha portato ieri a una caporetto politica delle destre che prima alla Camera hanno dovuto far slittare il voto alla prossima settimana, sperando di riuscire a smuovere la situazione anche perché Blangiardo sarà ascoltato dalle commissioni congiunte, e dopo hanno dovuto battere in ritirata anche al Senato dove è stato rimandato il voto.
Difficile che il professore in pensione, il quale a questo punto dovrebbe venire sentito congiutamente dalle Camere, riuscirà a convincere le opposizioni che, infatti, preannunciano battaglia. E proprio per questo più di qualcuno in queste ore si lascia scappare che la calendarizzaione dell’audizione “serve solo a prendere tempo” così da individuare una soluzione alternativa a Blangiardo, ma che se questa non verrà trovata il governo sarà destinato a subire una cocente sconfitta in Parlamento.
La Lega ha creato una norma, subito ribattezzata dalle opposizioni come “Salva Blangiardo”
Quel che è certo è che su questa nomina il governo – e soprattutto la Lega – ha scommesso con decisione tanto da creare una norma, subito ribattezzata dalle opposizioni come ‘Salva Blangiardo’, prima inserita nel Milleproroghe e dopo spostata nel decreto Pnrr che, secondo loro, avrebbe dovuto risolvere la criticità legata al fatto che in quanto pensionato, il professore sarebbe out dalla possibile nomina.
Per aggirare questa imposizione di legge, il Carroccio si è battuto come un leone al fine di inserire una norma che deroga la legge Madia che vieta ai pensionati di ricoprire ruoli di vertice nella Pubblica amministrazione salvo che lo facciano a titolo gratuito e per un tempo massimo di un anno. Tutto risolto? Macché. Dal Movimento 5 Stelle al Partito democratico sono piovute le critiche contro le scelte della maggioranza per questo atto di forza.
Tra l’altro le opposizioni hanno fatto notare come Blangiardo non risponderebbe neanche ai requisiti previsti dal decreto legislativo 322 del 1989 per la nomina a presidente dell’Istat. Questo perché il vertice dell’Istat deve essere scelto tra i professori ordinari in materia statistiche, economiche e affini”. Ma Blangiardo oggi è in pensione e quindi non risponderebbe a questo stringente criterio.
A contestare l’eventuale conferma del presidente ci si mettono perfino i dipendenti Istat
Ma c’è di più. A contestare questa eventuale conferma ci si mettono perfino i dipendenti Istat che ieri, proprio in contemporanea alla riunione della Commissione Affari Istituzionali del Senato hanno tenuto un flash mob per chiedere alla politica di “non votare la nomina del Presidente Blangiardo”. Secondo quanto si legge in una nota del sindacato, portare avanti questa riconferma “sarebbe uno sfregio alla statistica pubblica e a chi in questi anni ha continuato, in sempre maggiori difficoltà, a produrla”.
Nel comunicato si fa esplicito riferimento “alla vergognosa vicenda della norma ad hoc per farlo rieleggere” ma anche “ai problemi di legittimità che pone la sua riconferma visto che viene dopo una gestione che ha visto la più grossa diminuzione dei dipendenti Istat mai avvenuta negli ultimi 30 anni”. Ma i problemi, secondo i dipendenti dell’Istituto, non si limitano a questo. Secondo loro in questi anni c’è stata una “proliferazione di posti dirigenziali privi di alcun senso organizzativo” e si sarebbero verificati “episodi equivoci per l’immagine di indipendenza dell’Istat e la dismissione a vantaggio di una società di diritto privato (la 3-I) di una intera Direzione dell’Istat”.
Tutte ragioni per le quali, conclude il comunicato, “i dipendenti Istat hanno deciso di realizzare il più partecipato sciopero della storia dell’Istituto, e gli anni a seguire continueranno comunque a vedere i dipendenti Istat schierati a difesa dell’indipendenza dell’Istituto nell’auspicio che in questi giorni i Parlamentari comprendano che la vera ricchezza dell’Istat è il suo personale e gli consegnino una guida adeguata”.