Sbarchi di migranti in Italia sono aumentati nello stesso periodo rispetto allo scorso anno. In particolare i numeri sono in rialzo negli ultimi giorni. Intanto, oggi, è stata lanciata un’altra richiesta di aiuto nel Mediterraneo. A Cutro trovata la 73esima vittima.
Sbarchi di migranti, un aumento vertiginoso negli ultimi giorni
Negli ultimi giorni il numero degli sbarchi di migranti in Italia è cresciuto vertiginosamente. Sono 3mila negli ultimi tre giorni, cui andranno aggiunti quelli che arriveranno dopo le operazioni di soccorso della Guardia costiera in atto oggi nello Jonio. Il totale del 2023 è arrivato a 17.592 contro 5.976 dello stesso periodo dello scorso anno: l’aumento è del 194%. In base ai dati e alle informazioni fornite dal Viminale sono Ivoriani (2.383), guineani (2.334), bengalesi (1.506) e tunisini (1.286) le nazionalità più rappresentate. I minori non accompagnati sono 1.965.
Oggi, è stato lanciato l’ennesimo S.O.S nel Mediterraneo. «Alarm Phone è in contatto con circa 500 persone su un barcone partito dalla #Libia, ci ha chiamato dall’area SAR italiana. Abbiamo allertato le autorità competenti. Non perdete tempo: mandate subito i soccorsi!». Lo scrive sui Twitter Alarm Phone, il servizio telefonico che riceve le richieste di soccorso nel Mediterraneo.
Trovato il corpo della 73esima vittima del naufragio di Cutro
Intanto, la strage di Cutro non ha ancora una fine. Infatti, è stato ritrovato il corpo della 73esima vittima del naufragio avvenuto il 26 febbraio. Si tratta di un bambino di circa sei anni che stato rinvenuto sulla battigia, trascinato probabilmente dal mare.
Intanto, sempre a Cutro il governo Meloni ha chiuso il decreto migranti, in cui si prevedono grosse stancate contro gli scafisti che rischiano fino a 30 anni. Chiunque “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato” quando “il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante, è punito con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”.