Dalle proteste a Tel Aviv per la riforma della Giustizia, a quelle a Roma da parte degli attivisti e anche da parte della comunità ebraica che parla di colpo di Stato in Israele. Sembra che il premier israeliano Benjamin Netanyahu, già al centro di una vicenda giudiziaria che lo vede imputato per corruzione e altri reati, abbia scelto il peggior momento per incontrare Giorgia Meloni.
Netanyahu con la Meloni al Governo è ancora più isolato. Le riforme autoritarie del premier contestate in Israele
Ironia della sorte la premier con questa visita sperava di veder crescere la sua approvazione internazionale ma alla luce del carico di proteste che accompagna il leader israeliano, proprio su questo punto è alto il rischio di un clamoroso autogol. Qualcosa che sembra non spaventare Matteo Salvini che, forse nel tentativo di distogliere l’attenzione dal caso di Cutro ha accolto il leader con un tweet destinato a far discutere.
“Dico convintamente sì a Gerusalemme capitale di Israele, nel nome della pace, della storia e della verità”, è quanto messo nero su bianco dal ministro dei Trasporti. Una dichiarazione stonata che forse avrebbe fatto bene a risparmiarsi visto che non è all’ordine del giorno la discussione sull’eventuale cambio della capitale di Israele.
Evidentemente alle destre italiane non importa il fatto che da nove settimane il popolo israeliano in massa affolla le piazze contro quello che definiscono “un colpo di Stato” basato su una riforma della Giustizia repressiva che da un lato introdurrà un salvacondotto per sottrarre il premier dai processi, così da sterilizzare ogni rischio di impeachement che altrimenti scatterebbe automaticamente in caso di condanna, e che metterà mano al sistema giudiziario, rendendolo meno indipendente. Riforma con cui verrà cancellato dai poteri della Corte Suprema la facoltà di bocciare provvedimenti governativi nel caso in cui questi fossero in contrasto con le leggi fondamentali di Israele. Ma c’è di più.
Fra le norme c’è anche quella per il ripristino della pena di morte che scatterebbe nel caso in cui si commetta un omicidio con l’aggravante del razzismo contro Israele, evidentemente tarata contro i palestinesi. Tutte ragioni che stanno spingendo perfino militari, riservisti e politici, molti dei quali non sono di certo lontani dal mondo conservatore, a scendere in piazza contro una riforma definita “antidemocratica”.
Secondo Luttwak, Netanyahu potrà dare alla Meloni ottimi suggerimenti in materia di politica estera
Lecito chiedersi se davanti a tutto questo caos, anche per evitare di apparire come sostenitori di questa idea di Giustizia, non fosse il caso di rimandare – se non proprio annullare – questa visita. Un dubbio che il professore Edward Luttwak, sentito da La Notizia, ha rigettato con forza. A suo parere la visita di Netanyahu – definito “un eroe israeliano – è fondamentale per la Meloni visto che con la sua grande esperienza “potrà dare ottimi suggerimenti in materia di politica estera” e anche “su questioni di vitale importanza come il settore high tech in cui l’Italia è molto indietro”.
Secondo l’economista al centro degli incontri ci sarà soprattutto “il potenziamento della cooperazione in campo militare e spaziale”, migliorando quella partnership tra Roma e Tel Aviv che è già alla base dei “programmi tecnologici più avanzati dell’Italia”, e anche la creazione di “un nuovo gasdotto” che “è un’ottima opportunità per liberarsi dalla dipendenza dalla Russia”.
Certo, spiega Luttwak, è stato invitato un leader al centro “di molte controversie anche giudiziarie” ma queste, secondo lui, sono “pretestuose”. Poi parlando dei manifestanti, tanto quelli in Italia quanto quelli in Israele, a suo parere sono “una minoranza che vuole sovvertire l’ordine democratico” in quanto il governo di Tel Aviv è uscito dalle urne e “sta soltanto facendo una riforma presentata in campagna elettorale”.