Ora che la Meloni ha promesso di cercare gli scafisti in tutto il globo terraqueo è certo che gli sbarchi continueranno come e più di prima. Con questa sparata, nel perfetto stile di chi fa politica a colpi di propaganda, i veri padroni delle tratte tra l’Africa e l’Europa hanno incassato la prova che non si è capito niente sulle migrazioni.
Non serve essere Sherlock Holmes, infatti, per scoprire che gli scafisti sono a loro volta dei migranti che pagano la traversata come tutti gli altri. Chi incassa organizzando le “crociere” se ne sta al sicuro nei Paesi di partenza dei flussi, certamente coperto dalle autorità marittime e da esponenti corrotti dei governi del luogo.
D’altra parte, promettere trent’anni di carcere, ma anche cento, non si capisce quanto possa spaventare chi rischia ben di peggio, come i settanta naufraghi di Cutro. Il nostro governo, che deve molto all’imbroglio elettorale del blocco navale, insiste dunque col contrastare gli effetti dell’esodo verso l’Europa e non le cause, che si riassumono nell’arretratezza economica di una fetta del mondo con la quale tutto l’Occidente ha qualche debito.
Secoli di sfruttamento coloniale, di affari con la vendita di armi e di desertificazione favorita dal nostro inquinamento hanno lasciato miliardi di persone senza prospettive. Solo un Recovery Fund mondiale, che non rubi i soldi come è stato finora con la cooperazione, può fermare l’emigrazione. Ma tutto questo non è semplice. Meglio allora promettere condanne e persecuzioni. Magari chi sfrutta i migranti muore dal ridere.