La riduzione degli importi previsti per il Reddito di cittadinanza è una delle cose più infami del governo Meloni.
Enza Caprese
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Gentile lettrice, era ovvio che la Meloni affamasse gli affamati: è nella sua natura di finta cristiana (“Sono donna, sono madre, sono cristiana”), appartiene alla sua ideologia, è nel Dna del suo personale carrierismo. Guardi come ha capovolto tutte le sue posizioni pur di arrivare al governo e, da lì in avanti, per mantenere il potere: da sovranista si è fatta “americanista” e filo Nato, da antieuropeista è diventata europeista: “Europa, è finita la pacchia” diceva un secolo fa, il 18 settembre scorso. E invece si è stesa a tappetino a Bruxelles: il pos, il tetto ai contanti, le concessioni balneari, il Pnrr e pure il contrasto all’immigrazione: sono anni che sbraita di portaerei per l’impossibile blocco navale del Nord Africa e ora, dopo l’ecatombe di Cutro, coglie al volo una frase del Papa (“Bisogna fermare i trafficanti di esseri umani”) e dice che la sottoscrive in pieno: una furbizia per far credere che la colpa della strage sia dei trafficanti e non del suo governo. Il Segretario di Stato Monsignor Parolin ha dovuto rimbeccarla affermando che per il Papa il primo dovere dell’Esecutivo è l’accoglienza, non il respingimento. Una sberla per la “cristiana” Giorgia, che intanto fa a pezzi il Reddito di cittadinanza, ribattezzandolo Misura di inclusione attiva (Mia) e chiamando “occupabili” i disoccupati. Tutto previsto: scrivevo il 28 settembre scorso: “camufferà il Reddito con qualche artifizio, modificandone il nome e alcune modalità, per poter dire ‘l’abbiamo abolito’”. Ecco fatto.
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