Se Matteo Piantedosi pensava con la sua informativa di far rientrare il caso politico nato dal naufragio di Cutro, allora resterà deluso. La ricostruzione offerta dal titolare del Viminale, infatti, non è andata giù alle opposizioni che sono pronte alle barricate che restano convinti delle responsabilità dell’esecutivo. Convinzione che è stata rafforzata proprio dalle parole pronunciate dal ministro in Aula e soprattutto dai silenzi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
La ricostruzione offerta dal titolare del Viminale su quanto è accaduto a Cutro non è andata giù alle opposizioni
Insomma l’unico risultato ottenuto da Piantedosi sembra essere quello di aver ulteriormente avvicinato M5S e Pd che in queste ore e all’unisono stanno chiedendo le dimissioni di Salvini e Piantedosi. Dal governo è arrivata una “risposta balbuziente su questa tragedia. Il Movimento 5 Stelle non ritiene che il governo abbia deliberatamente e coscientemente fatto annegare quelle persone in mare. Ma il governo fa di tutto per nascondere le responsabilità che ogni giorno emergono in tutte le loro gravità” è l’incipit dell’intervento della vicecapogruppo del M5S alla Camera, Vittoria Baldino.
“Vogliamo capire cosa non ha funzionato nella catena di comando affinché quello che è accaduto non accada più e lei, ministro, è stato ancora reticente”, rincara la dose la pentastellata dicendo che quanto accaduto è la dimostrazione di essere in presenza di “un governo mediocre e inadeguato” che “ha smarrito qualsiasi briciolo di umanità sull’altare della propaganda”. Poi, rivolgendosi direttamente al titolare del Viminale, ha detto: “Lei deve recitare un ruolo in questa commedia targata centrodestra che continua a brandire bandierine ideologiche frutto della vostra ignoranza, la vostra retorica dei porti chiusi non funziona e questa tragedia vi ha fatto sbattere il muso. Governare è ben altra cosa che sparare inutili slogan in campagna elettorale come il blocco navale”.
Baldino: “Salvini ha fortemente voluto e preteso la delega ai porti per poter continuare a spadroneggiare sul tema dell’immigrazione”
Cosa ancor più grave, sempre secondo la Baldino, è che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini “ha fortemente voluto e preteso la delega ai porti per poter continuare a spadroneggiare sul tema dell’immigrazione” e “lei (Piantedosi, ndr) risponde nella duplice veste di parafulmine politico e di ministro commissariato perché, al di là delle reticenti giustificazioni che oggi ha espresso a questa Camera, la domanda politicamente più corretta è: dov’è Salvini? Perché continua a scappare dal Parlamento come un coniglio e a non assumersi le sue responsabilità?”.
Un’assenza importante visto che, continua la pentastellata, “l’autorità nazionale responsabile della convenzione Sar è il ministro Salvini che ha voluto la delega ai porti per continuare a padroneggiare sull’immigrazione”. Ma la Baldino è un fiume in piena e non lesina critiche anche alla premier segnalando la “responsabilità politica della presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che ha deciso di mimetizzarsi e ha preso la parola solo per autoassolversi da ogni responsabilità, non si è degnata nemmeno di andare a guardare con i propri occhi il lascito di questa immane tragedia. Oggi, nove morti e 72 morti dopo questa ecatombe, non serve che vada a Cutro per un Consiglio dei ministri spot per pulirsi la coscienza, non serve la propaganda, ma senso delle istituzione che Meloni, madre, donna e cristiana non ha”.
Provenzano: “C’è un buco di 6 ore nel quale non è scattata la missione di ricerca e soccorso”
Parole sottoscritte dal Pd che con l’intervento del deputato, Giuseppe Provenzano, non le ha mandate a dire. “Il governo deve essere indagato per strage colposa. Lo disse Giorgia Meloni il 14 aprile del 2015, dopo il naufragio a largo di Lampedusa. Ma allora il naufragio avvenne a 200 miglia, questo a 200 metri dalle nostre coste”. Poi, rivolgendosi direttamente all’Interno ha tuonato: “Lei non ha chiarito la catena comando, c’è un buco di 6 ore nel quale non è scattata la missione di ricerca e soccorso”. Critiche che non hanno risparmiato neanche la Meloni che sulla gestione dei flussi di migranti sembra avere le idee confuse. “Noi siamo i primi a richiamare l’Unione europea alle sue responsabilità, ma voi con chi volete costruire una gestione solidale dei migranti? Con i paesi di Visegrad? Serve la riforma del sistema di Dublino, quella riforma a cui vi siete sempre opposti” sono le parole con cui ha concluso l’intervento Provenzano.
Le richieste di dimissioni piovute dalle opposizioni non sembrano scalfire né Piantedosi né Salvini
Ma le richieste di dimissioni piovute dalle opposizioni non sembrano scalfire né Piantedosi né Salvini. Anzi quest’ultimo non ne vuole sapere e anzi si lancia all’attacco: “Chi chiede le dimissioni del vice premier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini dopo il naufragio nel Crotonese o è ignorante o è in malafede. Il disastro ha come unici e principali colpevoli scafisti e trafficanti. La Guardia costiera è stata avvisata a tragedia avvenuta. Agli attacchi personali ci sono abituato, tirare in ballo anche un corpo di eccellenza dello Stato mi sembra veramente bassa politica”. Eppure questo trincerarsi dietro ai soccorritori, contro cui nessuno si è scagliato, sembrano tradire un certo nervosismo da parte del leader del Carroccio.
Ma al di là di come la pensino le opposizioni che stanno valutando perfino una mozione di sfiducia condivisa per chiedere il passo indietro di Piantedosi e Salvini, è evidente che la Meloni e le destre siano in grande affanno. Il ministro dell’Interno e il collega dei Trasporti, da sempre considerati molto vicini, starebbero continuando a lavorare a stretto contatto per arrivare all’agognata stretta sui migranti che la premier, alla luce di quanto accaduto, non può e non vuole sostenere. In altre parole il sospetto che serpeggia tra le fila di Fratelli d’Italia è che domani, durante il Consiglio dei ministri a Cutro, potrebbe arrivare qualche norma per favorire un giro di vite sull’immigrazione sul modello dei vecchi decreti sicurezza di salviniana memoria.
Se le cose dovessero andare così allora non potrebbe essere che una manovra atta a mettere in difficoltà la premier, la quale dovrebbe barcamenarsi tra la necessità di soddisfare il proprio elettorato – desiderosi di una stretta contro i migranti – e quella di attenersi alle richieste del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per questo da Fratelli d’Italia sarebbe in corso un pressing sugli alleati affinché ci si limiti a modifiche, rigorosamente senza esagerare. Una mediazione che probabilmente andrà in porto e che dovrebbe prevedere sia l’aumento delle multe nei confronti degli scafisti che l’abolizione dell’allargamento dei criteri per accedere alla protezione speciale, ma soprattutto dovrebbe evitare l’ennesima spaccatura all’interno della coalizione delle destre che, di giorno in giorno, appare sempre meno granitica.