La Procura di Bergamo indaga sulla gestione della pandemia di Covid e c’era da scommetterci che sarebbe successo: come al solito l’obiettivo è politico.
Valerio Setta
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Gentile lettore, l’inchiesta della Procura mi sorprende solo in parte. Chi invece sembra sguazzarci in questa storia, forse perché cerca rivincite personali, è Crisanti, il ragioniere delle pompe funebri: per lui i morti “in più” a causa di errori (della Regione, del governo o di chissà chi) sono stati esattamente 4.148. Non 4.147 o 4.149 come potrebbe risultare dai calcoli di noi sprovveduti. No, l’Oracolo di Delfi ha detto 4.148 e ora aspettiamo che sulla palla di vetro veda anche i nomi e gli indirizzi di tali sventurati, dopodiché il Mago Otelma gli conferirà un attestato ad honorem. A Crisanti e alla Procura sfugge che il mondo, l’umanità, la Storia avanzano per tentativi e quindi per errori, e non poteva essere diversamente nei mesi in cui un virus sconosciuto terrorizzò il mondo, facendoci temere la fine della vita umana sul pianeta. Secondo la logica di Crisanti dovremmo allora calcolare anche quante vite salvò il governo Conte quando chiuse tutta l’Italia con una misura mai vista nelle democrazie occidentali e poi dovremmo tirare la somma algebrica dei “morti in più” e dei “morti in meno”. Mi chiedo: ma non c’è una Procura che indaghi sui virologi? Loro sì che di errori gravi ne hanno fatti, per esempio quando ci dicevano che i vaccinati non sarebbero stati né contagiati né contagiosi. Suggerirei l’art. 656 del codice penale: diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose tali da turbare l’ordine pubblico.