Sono sei i siti di interesse nazionale ai fini di bonifica (Sin) in Lombardia dove si registrano decessi e ospedalizzazioni in eccesso. Anche se in leggera flessione rispetto al passato, le morti da inquinamento, principalmente dovute a tumori maligni in maschi adulti, sono la spia che non tutto quello che andava fatto per bonificare le aree è stato ancora fatto ma soprattutto che in alcuni casi si è intervenuti in ritardo o si procede a rilento.
Bomba ambientale in Lombardia. Dalla Caffaro di Brescia al polo chimico di Mantova. Tumori e mortalità in aumento nelle aree inquinate
I lombardi continuano, infatti, a sedere su una gigantesca bomba ambientale, dato che, a parte i siti monitorati a livello nazionale del ministero dell’Ambiente, quelli contaminati di competenza esclusivamente regionale, dove sono in corso le attività di bonifica o in attesa di certificazione, sono ben 1021.
Un dato che si ricava incrociando diverse fonti, ma che potrebbe discostarsi, sia pur leggermente, da quello reale visto che il portale relativo all’Anagrafe e Gestione Integrata dei Siti Contaminati (Agisco) è liberamente accessibile solo agli addetti al lavori. Le bonifiche sono poco trasparenti, come già denunciato nel giugno scorso da un dossier di Milanotoday curato da Rosy Battaglia in cui si calcolava che per “bonificare la Lombardia servirebbero più di 5 miliardi, ma sono disponibili soltanto 270 milioni”.
Per quanto riguarda i sei Sin lombardi, i dati sono contenuti nell’ultimo “Sentieri” (l’acronimo sta per “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento”), pubblicato dalla rivista Epidemiologia e Prevenzione. A Brescia, dove l’attività produttiva dell’azienda chimica Caffaro (nella foto) ha contaminato non solo i terreni sottostanti lo stabilimento, ma si è diffuso attraverso lo scarico delle acque industriali nelle rogge, gli eccessi riguardano le malattie del sistema respiratorio (+21%) e il tumore del fegato (+23%) per le donne; il tumore del colon retto (8%) per gli uomini; il tumore alla vescica (+12% uomini, +25% donne).
A Broni (Pavia), il Sin è costituito principalmente dall’ex stabilimento Fibronit, che produceva manufatti in cemento-amianto per l’edilizia e che ha dismesso l’attività produttiva nel 1993. Mortalità generale aumentata del 29% per gli uomini e del 21% per le donne; +34% uomini, +30% donne per tutti i tumori maligni; +37% per le donne per malattie dell’apparato respiratorio. Eccessi si registrano anche per mesotelioma e asbestosi, tanto che lo studio raccomanda “la verifica dell’efficacia delle bonifiche e della presenza di ulteriori fonti espositive oltre alla storica fabbrica di cemento-amianto”.
Il Sin di Sesto San Giovanni include interamente le aree occupate dagli ex stabilimenti siderurgici Falck e da altre attività, prevalentemente operanti nel settore metalmeccanico. Nell’ex Stalingrado d’Italia “Sentieri” segnala l’eccesso di mortalità per tumore a trachea, bronchi e polmoni (+14% negli uomini). Il Sin Laghi di Mantova e Polo chimico sito include un’area di circa 1027 ettari, in gran parte ricompresa all’interno del Parco del Mincio. La città di Mantova è ubicata sulla sponda destra del fiume mentre su quella sinistra insiste il Polo Chimico.
Tumore della mammella e tumore ai polmoni, leucemie e malformazioni (anomalie congenite del sistema nervoso, dei genitali, dell’apparato digerente) sono le patologie per le quali si registra un incremento. A Pioltello Rodano (il sito corrisponde al polo chimico industriale collocato tra i due comuni), le morti per malattie dell’apparato digerente sono più alte del 16%, mentre a Cerro al Lambro si conferma l’eccesso di ospedalizzazione per le malattie dell’apparato digerente (+53%), respiratorio (+31% negli uomini) e tumori alla vescica (+33%).