Dalle promesse elettorali, alle retromarce di governo. Rischia di essere un risveglio amaro quello di Giorgia Meloni che sta iniziando a capire la differenza tra lo sbraitare su tutto dai comodi banchi dell’opposizione, al trovarsi davanti a conti statali traballanti o alla semplice ragion di Stato che obbliga a fare scelte molto diverse – se non diametralmente opposte – da quelle gridate in piazza.
Il gradimento del governo Meloni è al 44%, ma il 45% degli elettori lo boccia. Le promesse mancate cominciano a pesare
Così a suon di retromarce praticamente su tutto, alla fine il conto in termini di elettorato rischia di essere salato tanto che secondo i dati di YouTrend, il giudizio degli italiani sul governo Meloni è tutt’altro che solido perché il 44% dei campionati lo reputa “positivo” mentre il 45 “negativo” e l’11% “non si esprime”. Insomma dopo poco più di quattro mesi di governo, la luna di miele con gli italiani rischia di essere già al capolinea.
Il pasticcio a tratti grottesco del Reddito di cittadinanza
Certo non ci si può sorprendere di questi dati, soprattutto alla luce dell’ultimo dietrofront che sta lasciando sgomento il Centrodestra poiché si consuma sull’odiato Reddito di cittadinanza, per giunta con un pasticcio a tratti grottesco. La misura che cambia nome e diventa Misura di inclusione attiva (Mia), non solo continuerà ad essere erogata anche agli occupabili, ma viene dimezzato l’importo erogato al punto da apparire come un Reddito di cittadinanza diluito che sa di beffa.
La leader di FdI in campagna elettorale aveva promesso di cancellare le accise sui carburanti
Così si è passati con grande nonchalance dalla promessa di cancellare le accise sui carburanti che Meloni ha negato di aver fatto ma che compare sul programma elettorale di Fratelli d’Italia, al non riuscire neanche a garantire gli sconti previsti dall’ex premier Mario Draghi. Caro benzina che la leader di FdI, finita al centro delle polemiche, ha scaricato sui gestori dei distributori con una grottesca caccia alle streghe su presunti speculatori.
Si è passati dall’intenzione di creare un blocco navale al decreto ong
Inutile dire che anche lì ci fu una giravolta perché le associazioni di categoria si infuriarono e il governo non poté far altro che spiegare di non averli mai attaccati. Non meno evidente la giravolta sul tema dei migranti dove si è passati dall’intenzione di creare un blocco navale, operazione ritenuta impossibile perfino dal guardasigilli Carlo Nordio, al criticatissimo decreto ong – che tanto piace a Matteo Salvini – che non ha messo in campo la marina militare ma ha sostanzialmente creato rogne ai volontari che provano a salvare vite nel Mediterraneo.
Figuraccia mondiale sul Pos
Per non parlare della figuraccia mondiale sul Pos con il governo che, messo alle corde dall’Ue e deriso dal Movimento 5 Stelle, è stato costretto a rimangiarsi la norma sullo stop alle sanzioni per gli esercenti che si rifiutano di accettare pagamenti elettronici per cifre inferiori ai 60 euro. Uno sterminato elenco di giravolte, il quale continua a crescere quasi quotidianamente e che è già impossibile da elencare in un singolo articolo di giornale, che di questo passo rischia di mandare in fibrillazione la maggioranza.