“La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone (…) ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto”. È quanto ha detto l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, sentito dai pm di Bergamo nel gennaio 2021, oggi indagato nell’inchiesta con al centro i reati di epidemia e omicidio colposi.sul capitolo della mancata attuazione del piano pandemico.
Ecco cosa disse nel 2021 ai pm di Bergamo l’allora ministro della Salute Speranza. Oggi indagato nell’inchiesta Covid
“Il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale”, ha spiegato Speranza, chiarendo che l’attuazione del piano “è compito del direttore generale” della Prevenzione del Ministero (Claudio D’Amario, pure lui indagato).
Nel verbale del 28 gennaio di due anni fa i pm di Bergamo insistono con una serie di domande sulla non applicazione del piano, datato 2006 e mai aggiornato, per contrastare il Covid. Nel settembre 2019, racconta Speranza, D’Amario l’avrebbe informato sulla creazione di “un gruppo di lavoro” per l’aggiornamento “del piano pandemico influenzale”.
E aggiunge: “Sapevo che c’era la necessità di adeguare il piano pandemico”. E ha riferito che sollecitò “affinché il gruppo di lavoro procedesse con maggior sollecitudine”. Poi, “quando ho intuito – ha messo a verbale – che la pandemia era una cosa seria, ho costituito una task force”. La “valutazione di fondo è stata che il coronavirus non era un’influenza” e che quindi “non fosse sufficiente un approccio di tipo statico, cioè esclusivamente fondato su un documento”.
Ha rivendicato che dopo l’allerta Oms del 30 gennaio 2020 “siamo il primo Paese al mondo” a decidere “il blocco dei voli” dalla Cina. E ancora: “Non ricordo se qualcuno in modo specifico abbia detto che il Piano pandemico antifluenzale non andava attuato (…) non ci sono atti formali dai quali emergono le ragioni di non applicazione”. Si è trattato “di una valutazione e decisione dei tecnici di riferimento della task force e poi del Cts”.
Tecnici che, prosegue l’ex ministro, hanno preferito “la definizione di un nuovo strumento specificamente costruito sul Covid, che, in prima versione ha cominciato a prendere forma già a metà febbraio 2020 e che è stata la base per i documenti formalmente approvati ad agosto e ottobre 2020”.
L’allerta globale lanciata dall’Oms il 5 gennaio “era ancora molto lontana da far scattare un livello di allerta elevato”
Speranza ha anche sostenuto che l’allerta “globale” lanciata dall’Oms il 5 gennaio “era ancora molto lontana da far scattare un livello di allerta elevato”, secondo la valutazione all’epoca “dei funzionari del Ministero”.
A più di una domanda, pure su documenti Oms che indicavano di implementare i piani pandemici contro i coronavirus anche già nel 2014, Speranza ha replicato: “si tratta di valutazioni tecniche e non di competenza del Ministro”.
Se in futuro dovesse arrivare un virus diverso dal Covid19, ma sempre incidente sulle vie respiratorie, Speranza ha detto ai pm che “saranno i tecnici del ministero, come già avvenuto in questa occasione, a valutare se il Panflu (Piano pandemico influenzale) 2021-2023 o lo stesso piano Covid sarà da attuare o meno. Ribadisco che non è una scelta politica ma tecnica”.