La faccia scura del presidente della Repubblica Sergio Mattarella mentre incontra i parenti delle vittime della strage di Crotone è il buio composto dello Stato che va lì dove il governo non si fa vedere. “Si potevano salvare, Presidente!”, urlano le persone al passaggio di Mattarella.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tra le bare delle vittime del naufragio di Crotone. Dal Governo il solito scaricabarile
Questa volta non basterà rendere omaggio. Le persone assiepate fuori al Palamilone di Crotone, dove è allestita la camera ardente con le salme dei 67 migranti, chiedono “giustizia per le vittime” e “verità”. Si sente una voce tra la folla: “Gli uomini in mare vanno salvati sempre!”.
Il presidente si raccoglie in silenzio di fronte alle bare che oggi sono il monumento dei nostri errori e dei nostri orrori, incontra i familiari che gli chiedono aiuto almeno per il traposto delle salme in patria e ringrazia la generosità dei sindaci. Poi all’ospedale di Crotone incontra i 15 superstiti e lascia giocattoli ai bambini ricoverati nel reparto di pediatria. Quando esce per andarsene lo saluta un applauso commosso di rabbia trattenuta.
L’inchiesta sui mancati soccorsi chiama in causa la catena di comando e il ministero delle Infrastrutture
Sulla catena di soccorsi la Procura di Crotone ieri ha aperto un’inchiesta, per ora contro ignoti. Il comunicato di Frontex, l’agenzia europea per le frontiere e la guardia costiera, smentisce la prima ricostruzione del ministro Piantedosi: “nelle ultime ore di sabato, un aereo Frontex che monitorava l’area di ricerca e soccorso italiana come parte dell’operazione congiunta Themis ha individuato una barca diretta verso la costa italiana”, scrive Frontex, chiarendo che “le telecamere termiche” avevano individuato un’alta concentrazione di persone.
Frontex dice di avere “immediatamente informato il Centro Internazionale di Coordinamento dell’operazione Themis e altre autorità italiane competenti sull’avvistamento, fornendo la posizione della barca, le immagini a infrarossi, il corso e la velocità”.
Frontex smentisce la ricostruzione del naufragio gettando nuovi dubbi sulla versione del Viminale
“Si prega di notare – precisa Frontex – che sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso”. Frontex non lancia nessuna richiesta di soccorso, lo dovrebbero sapere tutti, anche i ministri di questo governo. Ma sulle autorità nazionali il groviglio si infittisce. La Guardia di Finanza verso le 2 e 30 di notte fa partire due mezzi che però sono costrette a rientrare “per avverse condizioni meteo marine”, come scrivono i finanzieri nel loro rapporto.
La Guardia di finanza scrive anche di avere avvisato la Guardia costiera chiedendo espressamente un intervento delle sue “unità navali”. La Guardia costiera italiana però dice di non essere stata allertata ma di avere ricevuto solo una richiesta di informazioni sui mezzi a disposizione. Passano ore – e sono le ore fatali – prima che alle 4.30 venga attivato un’operazione Sar (di ricerca e soccorsi) e non “di polizia”. A muovere i soccorsi (ormai inutili) sono le telefonate ricevute dai carabinieri di persone “a terra che stanno assistendo alla strage.
La scusa del “mare mosso” che il ministro dell’Interno Piantedosi aveva usato in prima battuta per giustificare il mancato soccorso ormai non la cita più nessuno. “Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto”, ha detto il comandante della capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi.
Il dubbio è che la decisione di non uscire sia di natura politica. Lo stesso ministro Piantedosi audito in commissione Affari costituzionali alla Camera aveva specificato di non voler tornare sulla “catena di comando” dietro ai soccorsi “per non sembrare che voglia accusare qualcuno” e il riferimento al ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Salvini è fin troppo facile. La gestione degli eventi migratori viene delegata al Viminale dal ministero dei Trasporti, a cui la Guardia costiera risponde.
Decidere di preferire un’operazione di polizia piuttosto che di salvataggio è il nodo della questione. Decidere di preferire un’operazione di polizia con un’imbarcazione stracarica con il mare mosso e senza un equipaggio professionale è uno dei punti che dovrà chiarire la magistratura, dimostrandosi più ostinata della politica.
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