L’ultimo fronte aperto nel Centrodestra riguarda il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, indicato dalla Lega. Ma dai balneari al Superbonus, dai carburanti alla guerra, dalle riforme alla giustizia, sono innumerevoli i terreni su cui è implosa la polemica tra i partiti che sostengono il governo.
L’ultimo fronte aperto nel Centrodestra riguarda il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, indicato dalla Lega
Sui soccorsi mancati a Crotone, il primo partito a smarcarsi da Piantedosi e dallo stesso Matteo Salvini, vicepremier e ministro, da cui dipende la Guardia Costiera, è stato il partito della premier Giorgia Meloni. “Se ci sono state lacune nella catena di comando per un soccorso tempestivo, noi lo dobbiamo sapere, ministro. Non è una richiesta che FdI lascerà alle opposizioni. Noi siamo i primi a chiederlo, perché non si può lasciare una nave piena di bambini in balia delle onde ma rifiutiamo la strumentalizzazione politica”, ha detto il senatore di FdI, Alberto Balboni, rivolgendosi al ministro dell’Interno.
I rischi di un contenzioso con l’Ue per una eccessiva declinazione delle proroghe per rinviare le gare avevano allertato il Colle, e sensibilizzato Palazzo Chigi, ovvero Meloni e il suo partito, ma il muro eretto da Forza Italia e Lega al momento ha costretto l’Esecutivo a lasciare le cose come stavano: il rinvio di un anno per tutti e la possibilità, in alcuni casi specifici, di un ulteriore rinvio fino al 2025.
A smantellare la misura, che ha fatto da volano all’edilizia e ha messo le ali al Pil, è stata la premier Meloni spalleggiata dal ministro draghiano e leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ma sul tema se Forza Italia dice una cosa Fratelli d’Italia dice esattamente l’opposto. La deputata di Forza Italia, Erica Mazzetti, proprio qualche giorno fa, ha illustrato una mozione a sua prima firma con cui impegna il governo a sbloccare i crediti incagliati relativi a tutti i bonus edilizi, incluso il tanto vituperato 110%.
Poco dopo, Fabrizio Rossi di Fratelli d’Italia ha smentito nei fatti Forza Italia, difendendo a spada tratta il contenuto del decreto legge che blocca a 360 gradi la cessione dei crediti, varato lo scorso 16 febbraio.
Forza Italia e Lega prendono le distanze dall’atlantismo della Meloni
Al filo-atlantismo di Meloni, sdraiata agli ordini di Biden e della Nato, fa da controcanto il filo-putinismo di Silvio Berlusconi e i distinguo della Lega. Tutti ricordano le uscite del leader di Forza Italia pro Putin e anti Zelensky. Della Lega invece rammentiamo non solo i dubbi di Salvini sulle sanzioni alla Russia. “Molti imprenditori mi stanno chiedendo di rivedere le sanzioni alla Russia – ha detto il leader della Lega – perché è l’unico caso al mondo in cui le sanzioni, volute per fermare la guerra e colpire un regime, danneggiano non i sanzionati ma coloro che sanzionano”.
Ma è soprattutto sull’invio di armi a Kiev che Forza Italia e Lega frenano. All’indomani dello strappo tra Silvio Berlusconi e Meloni in seguito alle parole durissime di Zelensky contro il Cavaliere, la Lega ha frenato bruscamente sull’ipotesi di inviare nuove armi in Ucraina. “Giusto, sacrosanto – ammonisce il capogruppo leghista Massimiliano Romeo – difendere il diritto dell’autodeterminazione di uno Stato sovrano come l’Ucraina. Poi attenzione a non inviare armi che rischino di trascinare l’alleanza atlantica in un conflitto diretto con la Russia. Perché questo vorrebbe dire far scoppiare la guerra nucleare”.
In Forza Italia invece il tema armi a Kiev apre non solo un fronte col governo ma anche uno interno al partito, diviso com’è tra l’ala governista filo-atlantista rappresentata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quella “putiniana”. Sui carburanti se FdI e la Meloni hanno difeso il mancato rinnovo dello sconto sulle accise, Forza Italia ha in più occasioni manifestato irritazione per tale scelta. Non solo. L’azzurro Luca Squeri ha più volte espresso la contrarietà alla previsione del Dl trasparenza sui carburanti che impone ai distributori l’esposizione e l’aggiornamento quotidiano del cartello con i prezzi medi regionali. Altro terreno di scontro è stata l’Autonomia differenziata.
Con la Lega pronta a spingere per dare più poteri e competenze alle Regioni e Forza Italia e Fratelli d’Italia attenti a non turbare le suscettibilità dei governatori e degli amministratori del Sud e a proporsi come garanti dell’unità d’Italia, per non perdere il bacino di consenso elettorale che i due partiti detengono nelle regioni meridionali. Altro nervo scoperto nella maggioranza è la Giustizia.
La battaglia del Guardasigilli, Carlo Nordio, indicato da FdI, per limitare “l’abuso” delle intercettazioni è condivisa dal partito di Berlusconi e al contrario trova scettici gli stessi Fratelli d’Italia, mentre la Lega tiene una posizione di mezzo. Anche sull’abuso di ufficio con Nordio c’è Forza Italia che alla Camera gli ha già fornito un assist con due proposte di legge, una per cancellare l’abuso d’ufficio, e un’altra per mantenerlo, rendendolo però del tutto inapplicabile e inoffensivo. Ma la Lega e FdI frenano: va modificato ma non abolito.
La lista delle frizioni interne alla coalizione di governo sarebbe ancora lunga. Non ultime le divergenze sul Mes di cui Forza Italia – a fronte dei dubbi di Lega e FdI che temono di perderci la faccia – sponsorizza la ratifica per evitare che l’Italia rimanga l’unico paese europeo a bloccare la riforma. Cartina di tornasole delle tensioni interne al governo sono anche i tira e molla sulla formazione delle giunte in Lombardia e Lazio. Nelle due principali Regioni d’Italia, nonostante la larga vittoria del Centrodestra, Forza Italia e Lega scalpitano per non venire fagocitati da Fratelli d’Italia.