Più che un’intervista, un monologo. Interrotto – e male – da due domandine che toccavano temi evidentemente concordati in anticipo e che avrebbero previsto risposte decisamente più lunghe (e non a caso sono evidenti i tagli per rientrare nei canonici “Cinque minuti”). Il risultato è un programma che non si capisce che senso abbia. Fatto è che Bruno Vespa ha deciso di ospitare come prima ospite del suo programma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Cinque minuti di intervista senza domande. Intanto in Rai resta un segreto il compenso di Bruno Vespa
Qualche giorno fa lo stesso conduttore si era precipitato a dire che, essendo il primo ospite, ovviamente ha puntato in alto con la massima autorità politica. Certamente è vero. Se non fosse che solo qualche mese fa la prima intervista della stessa Meloni da quando risiede a Palazzo Chigi l’ha rilasciata proprio a Vespa, fatto inusuale considerando i tanti giornalisti interni al servizio pubblico e competenti (una su tutti, Monica Maggioni, direttrice del Tg1).
Insomma, quel che pare a tanti è che ci sia stato una sorta di do ut des tacito: poiché la Meloni è al comando politico, ecco che a Vespa viene data una striscia di prima importanza accanto allo storico programma di “Porta a porta”. E lui come prima ospitata chiama proprio la Meloni. Un rimpallo che trova conferma nel taglio dei “cinque minuti” di intervista. Migranti, Europa, Ucraina, Schlein. Senza ovviamente ribattere su nulla.
“Inevitabile – dirà qualcuno – visto il tempo a disposizione”. Qualche domanda però avrebbe potuto essere posta in maniera più “giornalistica”. Un esempio? Il primo quesito: “Dopo la tragedia di Crotone, ancora una volta l’Europa si straccia le vesti ma non muove un passo, mentre l’opposizione attacca severamente la politica del governo sui migranti”. Una domanda che non è una domanda e che mostra un’Europa brutta e cattiva e un’opposizione “ingrata”.
Tutt’altra musica – forse – sarebbe stata se Vespa avesse chiesto, tanto per dire: “Come giudica le parole del suo ministro Piantedosi che, dopo aver parlato di ‘carico residuale’, ieri ha detto che ‘la disperazione non può giustificare viaggi che mettono a rischio le vite dei figli’”?; “Non è assurdo che si sia arrivati al punto di dare la colpa a chi decide di affrontare un viaggio di questo tipo piuttosto che a un governo ancora una volta salito alla cronaca per soccorsi non proprio così rapidi e puntuali?”. Ecco, probabilmente sarebbe stato diverso.
E se negli studi televisivi tutto tace, non va meglio a Viale Mazzini. Al momento, infatti, ancora niente si sa sui costi del programma e sui compensi di Vespa. Che cumulerà così i circa 1,7 milioni di euro l’anno già incassati per la conduzione di Porta a Porta (1,3 milioni) e la collaborazione con Rai Cinema (altri 400mila), al cachet della nuova trasmissione. Una cifra ancora top secret, nonostante le reiterate sollecitazioni del Cda ai vertici di Viale Mazzini. E sulla quale il consigliere (in quota dipendenti) Riccardo Laganà è tornato alla carica.
Intanto in Rai resta un segreto il compenso al conduttore
Con un lettera inviata all’intero Consiglio d’amministrazione, Ad e presidente in testa, al direttore governance aziendale, al collegio sindacale e alla magistratura contabile, per chiedere che nella prossima riunione del Cda, fissata per il 3 marzo, vengano fornite le “cifre complete dei costi relativi al programma a partire dai compensi aggiuntivi riconosciuti al collaboratore Bruno Vespa”. Laganà ha sollecitato, poi, i vertici Rai a illustrare al Consiglio “obiettivi editoriali e risultati attesi in termini di ascolti e share della striscia informativa”. Vedremo se entro venerdì qualcuno risponderà. Alle uniche domande serie poste finora.