Sebbene la maggioranza dei partiti, a cominciare da quelli che sostengono la coalizione di governo (da Lega a Forza Italia), siano contrari all’escalation militare, vuoi per opportunità politica – la premier Giorgia Meloni è ormai appiattita su posizioni filo-atlantiste e belliciste – o per viltà (il Pd continua a mantenere sul tema posizioni ambigue e ondivaghe) – tutte le forze politiche, fatta eccezione per il M5S e il gruppo Verdi-Sinistra italiana, si guardano bene dal prender parte a manifestazioni per la pace.
A invocare i negoziati e il cessate il fuoco rimangono così soprattutto il Papa e la società civile. “Un anno fa iniziava l’assurda guerra contro l’Ucraina. Restiamo vicini al martoriato popolo ucraino che continua a soffrire e chiediamoci: è stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra? La pace costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”, ribadisce Papa Francesco.
Mobilitazioni
E in occasione dell’anniversario dell’invasione russa in Ucraina non si contano le iniziative di pace messe a terra dalla società civile. “Mettiamo a tacere le armi e fermiamo tutte le guerre”: a chiederlo sono stati quanti si sono messi in marcia per la pace nella notte tra giovedì e venerdì da Perugia e hanno raggiunto Assisi ieri mattina. Per una edizione straordinaria della marcia. Hanno camminato nel buio della notte, alla luce delle torce, con il pensiero rivolto al popolo ucraino da un anno vittima dell’aggressione russa.
Ma quello che è partito dalla Basilica di San Francesco, dove i marciatori sono giunti dalla tradizionale partenza dei giardini del Frontone a Perugia, è stato un messaggio di pace destinato a tutto il mondo. “Contro tutte le guerre che continuano in Ucraina e in troppe altre parti” del pianeta hanno spiegato gli organizzatori. Flavio Lotti, il promotore della marcia, durante il corteo, a cui hanno preso parte centinaia di manifestanti, ha più volte ripetuto che “la guerra è una trappola”, sottolineando “il pericolo di finire nell’abisso di un conflitto nucleare”.
Da nord a sud
Una grande mobilitazione per la pace che vedrà il coinvolgimento di circa 50 città in Italia e altrettanto all’estero è quella che ha messo in piedi la rete Europe for Peace. Protagoniste le sigle del terzo settore come Emergency, Sant’Egidio, Acli, Anpi, Sbilanciamoci, Tavola della pace, Stop war now, ma anche la Cgil. Le iniziative si terranno nelle principali città italiane tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari, Palermo, Cagliari, Firenze, Bologna, Ancona, Cosenza. Ma anche in tutta Europa con oltre 20 appuntamenti in Germania e Portogallo.
Più di 15 gli eventi confermati anche in Francia e mobilitazioni programmate anche a Londra, Bruxelles e Vienna. “Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti e a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno, e per questo serve al più presto un cessate il fuoco, un negoziato, misure concrete verso il disarmo nucleare”, dicono in coro i pacifisti che erano già scesi – oltre 100mila persone – in piazza a Roma lo scorso novembre.
E oggi nella capitale si terrà la fiaccolata che si concluderà davanti al Campidoglio. Presente il M5S con il suo leader Giuseppe Conte. E a sorpresa ci saranno pure i consiglieri del Pd in Campidoglio, a testimoniare come il Nazareno tenga anche sui temi della guerra e della pace una posizione ondivaga e ambigua. “L’Italia è vicina alla popolazione ucraina. Questo noi lo abbiamo sostenuto in tutti i modi. Ma dobbiamo renderci conto che la strategia che si sta perseguendo sta portando ad una escalation militare e a un conflitto sempre più incontrollabile. La maggioranza della comunità italiana chiede che si lavori per un negoziato di pace. È l’unica via d’uscita”, dice Conte.
E i numeri gli danno ragione. Il 45% degli italiani è contrario all’invio di armi contro solo il 34 per cento che invece è a favore. A rilevarlo è l’istituto Ipsos per il Corriere della sera con un sondaggio realizzato tra il 21 e il 23 febbraio. In campo per la pace ci sono anche le associazioni ambientaliste, da Legambiente a Greenpeace. “La guerra è tossica. La pace è rinnovabile”, dice la prima. “Di fronte a questa guerra molti Paesi, Italia inclusa, stanno aumentando le spese per le armi e i profitti dell’industria bellica, alimentando un settore che prolifera mietendo vittime sulle spalle dei più deboli. Più armi significa solo più conflitti”, afferma Sofia Basso di Greenpeace Italia.
La ong lancia una petizione rivolta al governo italiano per chiedere di “fermare la corsa al riarmo e investire nelle energie rinnovabili, l’unico modo per garantire un futuro verde e di pace”. Una mappa diffusa pochi giorni fa da Greenpeace e dall’Ong ucraina EcoAction mostra come un anno di guerra abbia devastato anche l’ambiente ucraino, provocando incendi, danneggiando habitat naturali e inquinando l’acqua, l’aria e il suolo, mentre i bombardamenti dei siti industriali hanno causato ulteriori contaminazioni.
ll discorso
Ieri, a un anno dal conflitto, ha parlato anche il leader ucraino Volodymyr Zelensky. “Sicuramente ci saranno negoziati” e “speriamo che ci possa essere un vertice di pace” a cui “partecipino quanti più partner possibili”, ha detto. Ma poi ha anche spiegato che l’Ucraina “non accetta” di partecipare a negoziati sotto la mediazione della Turchia, anche se la Russia e il suo presidente Vladimir Putin aderissero a questo tavolo negoziale.
Il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, “conosce il mio punto di vista”, ha detto Zelensky. “Ne abbiamo discusso prima della guerra. Gli ho detto di mettere Putin al tavolo per i negoziati: ‘Possiamo farlo per favore? Dobbiamo evitare una guerra su vasta scala’. Ma (Erdogan, ndr) non è stato in grado di farlo. E ora pensa di esserlo? Adesso non possiamo”, ha aggiunto il presidente ucraino. Zelensky ha spiegato perché non può più parlare con Putin. “Non è lo stesso uomo. Non c’è nessuno con cui parlare lì”, ha detto.