La voci si fanno sempre più insistenti: come pare e si mormora, al posto dell’uscente Tiziano Treu potrebbe arrivare l’ex ministro Renato Brunetta alla presidenza del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Un ruolo di prestigio dato che parliamo di organo di rango costituzionale. Nonostante in ogni legislatura (compresa quella in corso) che si rispetti, le voci di una sua abolizione sono sempre presenti.
Il Cnel però, sembra quasi non farci caso. Prova ne sia l’ultimo bilancio di previsione, relativo al 2023: il totale di esborsi, scorrendo i capitoli di spesa, ammonta a 12,3 milioni, con un incremento evidente rispetto agli 11,8 milioni dello stanziamento previsto inizialmente nel 2022. Ed è qui che viene il bello. L’anno scorso, in realtà, lo stanziamento definitivo è cresciuto enormemente rispetto a quanto previsto in un primo momento, arrivando addirittura a quota 16,2 milioni.
Perché, sia chiaro, la previsione è un’ipotesi di spesa, che può schizzare verso l’alto proprio in seguito alle variazioni. Fatto che può ripetersi anche per il 2023 (la cui spesa prevista è già più alta, come abbiamo visto, rispetto a quella prevista inizialmente nel 2022), nel solco della tradizione degli ultimi anni.
Brunetta in pole e intanto paga pantalone
Nel dettaglio, per pagare l’intera governance si prevede di spendere 501mila euro. Se è vero che i membri del Consiglio non percepiscono stipendio, è altrettanto vero che sono stati messi in conto 40mila euro per coprire le “spese per la partecipazione di Presidente, Vice Pres. e Consiglieri ai lavori del Consiglio”, cui si aggiungono altri 30mila per gli eventuali “viaggi” che pure giustamente bisogna prevedere. Senza dimenticare, ovviamente, i dipendenti al servizio del presidente (oggi Treu, chissà domani…) per cui si prevede un’ulteriore spesa di 40mila euro.
Il grosso degli esborsi – 6,5 milioni di euro – sarà assorbito dalla macchina amministrativa: di tali uscite, il personale diretto dal segretario Francesco Tufarelli (nominato su proposta di Giorgia Meloni dopo che l’ex segretario Mauro Nori è stato nominato capo di gabinetto dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Caldeone) costerà 6 milioni e rotti. Ci sono, poi, i servizi e le forniture: dall’acquisto di carta e cancelleria (50mila euro) alle spese per le relazioni istituzionali (110mila euro) fino alle traduzioni (80mila euro).
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare su un futuro difficile, il Cnel ha tutta l’intenzione di investire sul rinnovamento e la digitalizzazione: si prevede ad esempio di spendere 530mila euro per la manutenzione ordinaria di hardware e software. Altri 50mila euro, invece, saranno destinati a non meglio precisati “beni di consumo strumentali al funzionamento degli uffici e alle esigenze istituzionali e di decoro”. E poi, ancora, prestazioni artigianali (40mila) e acquisto di mobili e arredi per i vari uffici (altri 50mila euro).
Eppur si muove
Insomma, checché ne dicano gli onorevoli detrattori parliamo di un organo in piena salute che non solo non ha intenzione di abbandonarsi a se stesso, ma che è tornato ad essere più che produttivo. E lo dimostra anche la produzione legislativa di queste poche settimane legislative: risultano già depositati ben 12 disegni di legge tra Camera e Senato.
Si va dalla “istituzione del Comitato nazionale per la produttività” fino alle nuove norme relative alla “competitività del sistema della logistica italiana delle merci”, o ancora dalla richiesta di una “riforma della disciplina della riscossione fiscale” per arrivare alla proposta di “un dispositivo di blocco da installare sui veicoli in uso ai soggetti condannati per guida in stato di ebbrezza”.