Per carità: non che con gli altri governi l’andazzo fosse poi così diverso. Certo è che la quantità di ex parlamentari che compare nei vari staff dei ministri è piuttosto curiosa. Da Antonio Tajani ad Anna Maria Bernini passando addirittura per il “tecnico” Orazio Schillaci, pare quasi che in ogni dicastero o dipartimento ci sia qualcuno che abbia alle spalle un passato da onorevole e che sia rientrato in qualità di consulente o collaboratore nel mondo della politica nazionale.
La quantità di ex parlamentari che compare nei vari staff dei ministri del governo Meloni è piuttosto curiosa
Un esempio? Sestino Giacomoni, fino alla scorsa legislatura deputato di Forza Italia. Ebbene, Giacomoni è oggi “consigliere per la politica economica e imprenditoriale” del vicepremier Antonio Tajani (stipendio da 50mila euro lordi annui). Accanto a lui, nello stesso staff, troviamo Maria Spena, anche lei parlamentare di Forza Italia dal 2018 al 2022 e oggi “consigliere per le tematiche afferenti alle filiere produttive, alle politiche della formazione e sociali” (40mila euro).
Ma non è finita qui. Che Tajani si fidi soltanto di forzisti è testimoniato anche da altre collaborazioni, come quella con Emily Rini, coordinatrice del partito in Val d’Aosta e candidata (non eletta) alle ultime politiche, assunta in qualità di “esperta” (di più non si sa dall’elenco reperibile sui siti istituzionali). Ma non è tutto. C’è spazio anche per Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico (duemila anime in provincia di Avellino) e pure lui candidato e non eletto alle ultime politiche. A rientrare, per così dire, dalla “finestra” è stato anche Giuseppe Incocciati, candidato con Forza Italia nel 2018 e anche lui al tempo non eletto.
Anche però spostandosi di dicastero in dicastero la musica pare proprio non cambiare. Andiamo al ministero dell’Università oggi guidato da Anna Maria Bernini. Nel lungo elenco di collaboratori e consulenti del suo staff spuntano, tra gli altri, Fiammetta Modena, ex senatrice sempre di Forza Italia, e oggi “consigliere per i rapporti istituzionali e l’attività legislativa e parlamentare”, per uno stipendio di 30mila euro annui; e Maria Alessandra Gallone, anche lei ex parlamentare e oggi “consigliere del Ministro per le politiche dell’innovazione e della sostenibilità in ambito universitario e della ricerca anche in attuazione del PNRR” (e 45mila euro di retribuzione). Ruoli delicati, dunque, che a quanto pare è meglio affidare a chi ha avuto già esperienza parlamentare.
Un po’ quello che forse deve aver pensato Orazio Schillaci. Uno dei pochi “tecnici” del governo Meloni, infatti, ha deciso di affidare una consulenza ad Andrea Costa, tra le altre cose ex sottosegretario proprio alla Salute durante il governo Draghi. Ebbene, oggi Costa è “esperto del Ministro in strategie di attuazione del PNRR-Missione 6 Salute, con particolare riferimento agli interventi a livello territoriale”, per una retribuzione di 36mila euro. D’altronde quanto a un tecnico si chiede di fare politica anche il modus operandi diventa “politico”.
E dovunque si guardi la sensazione è che dappertutto negli staff si vuole l’amico o il collega fidato. Un altro esempio? Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Chi troviamo tra i suoi consulenti? Roberta Toffanin. Chi è costei? Anche lei nella scorsa legislatura, esattamente come quello che oggi è il suo “capo”, è stata senatrice di Forza Italia, oltreché coordinatrice provinciale di Forza Italia a Padova dal 2014. Sarà “esperto economico” del ministro per la bellezza di 80mila euro annui. Non male per chi ha già fatto l’onorevole.