Era il 2020 quando il centrodestra attaccava la Croce Rossa guidata dal suo candidato alla regione Lazio Francesco Rocca, per essersi vista stanziare circa 1 milione e 700 mila euro per l’attività di verifica svolta telefonicamente riguardante lo studio epidemiologico sulla diffusione del Covid. Un’indagine per la quale sarebbero state previste 10 assunzioni da parte della Croce Rossa per la cifra di 385mila euro insieme ad un esercito di volontari che invece hanno lavorato gratuitamente. Un modus operandi che la Cri con Rocca alla guida ha adottato nel corso degli anni. Ossia aggiudicarsi fondi pubblici facendo lavorare i volontari.
Correva l’anno
“Negli anni il nostro lavoro si è andato a tramutare nello sfruttamento dei volontari per coprire servizi a pagamento (per la CRI) con la proliferazione di qualifiche e regolamento per dare un “ruolo” o “titolo” alle persone per farle contente – ci racconta un volontario che ha preferito restare anonimo – e in caso di emergenza vengono attivati quelli che danno prima un risultato di immagine utile più che un soccorso effettivo”.
Ma torniamo ai due milioni di euro per le telefonate fatte dalla Cri a cui praticamente nessuno ha risposto. Il decreto che ha stanziato questa notevole somma di denaro per uno studio di siero prevalenza è stato approvato il 10 giugno dal Senato e si basava sull’esecuzione di analisi sierologiche condotto dal ministero della Salute e dall’Istat. L’obiettivo della ricerca era rilevare la presenza di anticorpi specifici per acquisire dati sullo “stato immunitario” della popolazione, in merito alla diffusione del virus.
Le autorizzazioni relative alle coperture finanziarie hanno stanziato 1.700.000 euro per l’attività svolta dalla Croce Rossa italiana, ossia di verificare telefonicamente la disponibilità dei singoli all’effettuazione delle analisi e somministrare loro un apposito questionario predisposto con il supporto di un Comitato tecnico-scientifico. Un fatto che ha sollevato non poche perplessità perché ha fatto incassare quasi due milioni di euro alla Cri per far riempire dei questionari telefonici con l’aiuto di 550 tra volontari ed operatori su base regionale e l’assunzione di 10 persone a partita iva, nonostante l’Istat disponesse di 2500 unità già formate per questo tipo d’indagine, scriveva una senatrice della Lega nel 2020.
“Sarebbe stato preferibile valorizzare, nell’effettuazione dell’indagine epidemiologica, i Dipartimenti di prevenzione, che in questo ambito posseggono competenze ed esperienze ampiamente rodate – dichiarava la senatrice Fregolent -. Si ritiene che sia difficilmente comprensibile il motivo che ha indotto il Governo ad affidare i compiti in materia alla Croce Rossa Italiana. Prima si cerca si valorizzare la medicina del territorio, e poi quando arriviamo al dunque ci si avvale della Croce Rossa, che per questo studio deve essere formata e si devono cercare dei posti L’Istat ha 2500 dipendenti, ma ha comunque bisogno di 10 persone, 10 partitr iva a 385 mila euro”.
L’esito dello studio condotto da Croce Rossa e Istat non ha avuto molto successo a causa della scarsa adesione della popolazione ma ha portato un’altra pioggia di soldi nelle casse di un’associazione privata finanziata con milioni di euro pubblici. Nel frattempo Francesco Rocca nonostante si sia dimesso dal ruolo di presidente della Cri Italiana mantiene il suo posto da Presidente della Cri internazionale. Infatti l’ufficio stampa di Ginevra alle nostre domande sulla eventuale incompatibilità di Rocca presidente e candidato ha risposto così: “Secondo i nostri statuti e regolamenti non c’è incompatibilità”, per poi sparire e non rispondere.
Eppure nello statuto alla voce “Neutralità ideologica” è scritto chiaramente: “La Neutralità si manifesta soprattutto in relazione alla politica nazionale ed internazionale, e le istituzioni della Croce Rossa devono stare alla larga dalla politica così come starebbero alla larga dal veleno, poiché mette in pericolo la loro vita. La politicizzazione è senza dubbio uno dei pericoli più grandi che affronta la Croce Rossa”.