Scelgono la periferia di Roma, se non addirittura la provincia, i candidati alla guida della presidenza della Regione Lazio per lanciare gli ultimi appelli al voto. Il dem Alessio D’Amato parla in piazza, sullo sfondo dei lotti popolari della Garbatella, roccaforte della sinistra romana e quartiere d’origine di Giorgia Meloni.
Donatella Bianchi, candidata del M5S, opta per un tour a Centocelle e, insieme a Giuseppe Conte, chiude la campagna elettorale al Pigneto. Francesco Rocca, candidato del centrodestra, passa il pomeriggio in provincia, all’ospedale di Colleferro. Nessun maxi-comizio, quello c’è già stato. La coalizione si è già riunita al gran completo domenica scorsa all’Auditorium con la premier a ‘benedire’ la corsa dell’ex capo della Croce Rossa. In mattinata i candidati intanto si erano già confrontati in due dibattiti alla Tgr e poi a Il Messaggero.
Con D’Amato, assessore alla Sanità in carica, scende in campo anche lo sponsor del Terzo Polo. Carlo Calenda pizzica il candidato meloniano: “Rocca mi è sembrato un po’ Michetti. Sui manifesti c’è Giorgia col quadernino che adesso va di moda, come prima erano andati di moda Salvini e Grillo…”.
Si vedono gli ex Piero Marrazzo e Piero Badaloni, ma parla dal palco Nicola Zingaretti: “Alessio non solo farà bene, ma ha fatto bene – dice – Loro, la destra, coi soldi pubblici compravano le jeep, noi le Tac: questa è la differenza”. L’appello, di tutti, è concentrare le energie, anche col voto disgiunto, per battere la destra. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri lo dice chiaramente: “È un ballottaggio, si vota Rocca per tornare indietro, mentre Alessio è stato il miglior assessore d’Italia. In queste ore possiamo fare il sorpasso”.
Botta e risposta
Ma lo dice ancor più chiaramente lo stesso D’Amato. “L’appello è a non far vincere una destra che ha fatto tanto male a questa regione. C’è la possibilità di utilizzare il voto disgiunto con la duplice possibilità di bloccare la destra e di votare per il proprio partito. Il voto alla Bianchi, terza, è un voto perso, inutile’’. Pronta e pungente la replica del leader del M5S: “Non parliamo più di voto utile, parliamo di voto giusto”, e il “voto giusto per questa Regione” è Donatella Bianchi.
“Noi abbiamo la candidata migliore, la più solida, competente e determinata. Nell’ultimo scorcio di questa campagna elettorale stanno” rispolverando un “espediente da Prima Repubblica, l’utilitarismo portato in politica”. Ma “noi Donatella Bianchi non la cambiamo con nessuno, non la cambiamo con D’Amato e men che meno con Rocca – ha affermato – Donatella interpreta il nostro programma, non è un’accozzaglia, è un programma anche con storie diverse ma verso obiettivi condivisi, impegni comuni”.
Lo scontro tra Rocca e D’Amato si accende sulla Sanità. “Votate la persona. Mi avete conosciuto nei momenti più bui della nostra storia durante la pandemia – dice D’Amato – la forza dei risultati è l’elemento importante che metto a disposizione di tutti i cittadini e le cittadine, gli elettori e le elettrici”. Rocca replica dall’ospedale di Collefferro: “Sono voluto venire qui a Colleferro perché è un po’ il simbolo del maltrattamento che hanno subito le strutture sanitarie delle nostre province e dei piccoli centri che però hanno dei bacini di utenza anche molto importanti. Colleferro ha un bacino di 150mila persone perché arrivano anche dai Comuni limitrofi, dalla provincia di Frosinone”.
Fuori dall’angolo
Bianchi, intanto, dal Nuovo Cinema Aquila del Pigneto, non ci sta a fare il ‘terzo incomodo’. “Mi sono candidata – dice – per fare la cosa giusta, abbiamo coerenza e competenza e dalle elezioni arriverà un segnale importante di un nuovo modo di fare politica, siamo cittadini tra i cittadini e non pendolari della poltrona”. Conte non risparmia fendenti a destra e a sinistra. “Se fosse stato nel nostro campo – dice di D’Amato – e avesse voluto partecipare alla gara per spuntarla come candidato, avrebbe dovuto restituire i 275mila euro che deve alla Regione”.
E di Rocca dice: “L’ho sentito parlare di problemi abitativi, ero contento, ma poi ho scoperto che ha soddisfatto la sua, di esigenza abitativa”. spiega, riferendosi all’acquisto da parte del candidato di centrodestra di un appartamento dall’Enpaia a un prezzo agevolato. In tanti sono corsi ad ascoltare Bianchi che ritorna nelle battute finali sui temi cari al M5S: ambiente e welfare. Lavoro e formazione. Lotta alle disuguaglianze e alle mafie, pace. Con Bianchi e Conte ci sono anche Sergio Costa, già ministro dell’Ambiente e vicepresidente della Camera e l’ex magistrato, oggi deputato dei 5S, Federico Cafiero De Raho.
“A Roma e nel Lazio le mafie hanno trovato una sede naturale, vengono tutte qui a reinvestire – ha spiegato De Raho -. La più grande difficoltà è proteggere l’economia sana, per questo qui è necessaria una persona forte, che riesca a interpretare la legalità. Donatella lo è”. Ritorna infine Bianchi sulla mancata alleanza con i dem: “Non abbiamo fatto un percorso con il Pd perché è mancata coerenza su visione e programmi”. Non c’è stata coerenza “sulla sanità, che è stata umiliata e offesa in questi anni, e sui temi ambientali, a cominciare dall’inceneritore. Ma noi abbiamo mantenuto la bussola ferma con il nostro programma”.
Scintille sul tema lavoro. Rocca accusa Zingaretti e D’Amato di aver “prodotto una Regione con tantissimi giovani disoccupati”. A D’Amato che propone il reddito di formazione per quei giovani che non studiano né lavorano replica Bianchi. “Un reddito di formazione sì certo, ma parliamo di numeri risibili rispetto ai 350.000 percettori di reddito di cittadinanza che tra pochi mesi non avranno più nulla, ecco perché io introdurrò un Reddito di cittadinanza regionale”.