Tutto nasce da una polemica interna. Ma quel che conta, alla prova dei fatti, sono i dati e i numeri. Argomenti testardi, come si suol dire. Specie se a rivelarli è una dei commissari interni: 350 dipendenti che percepiscono una media di circa 150mila euro all’anno di retribuzione e dispongono di strumenti di lavoro come uffici, computer, software, energia, ecc. per un valore di altri 150 mila euro ciascuno, con un esborso di oltre 300 mila euro all’anno a persona. Difficile, visti questi numeri, pensare che l’organo in questione non abbia i mezzi e il personale per affrontare compiti per quanto gravosi. L’organo in questione è l’Agcom, l’Autorità Garante delle Comunicazioni.
Il presidente dell’Agcom Lasorella parla di troppi compiti e poche risorse. E la commissaria Giomi insorge: si spende già tanto
La polemica è nata dopo l’audizione del presidente dell’organo, Giacomo Lasorella (nella foto), che è stato audito in Parlamento dalla commissione Cultura e Trasporti della Camera, che sta esaminando le proposte di legge sulla repressione della diffusione illecita in streaming di contenuti tutelati dal diritto d’autore. Il ragionamento di Lasorella è stato molto chiaro: occorre un intervento chiarificatore su quelli che sarebbero i compiti dell’Autorità e, magari, prevedere maggiori fondi.
Il nodo, dunque, per Lasorella sarebbero le risorse: “L’Autorità non si avvale di contributi statali – ha precisato davanti ai deputati – ed è pressoché impossibile immaginare i nuovi compiti con le risorse umane finanziarie disponibili a legislazione vigente, basti pensare che gli interventi ipotizzati dovrebbero essere adottati per lo più nei giorni festivi o semifestivi, con tutto ciò che ne consegue per il funzionamento degli uffici e la reperibilità del personale”. Insomma, l’Agcom, per dirla in maniera più prosaica, “piange miseria”.
Ma come stanno realmente le cose? La domanda sorge spontanea se si leggono le critiche mossa al presidente dalla commissaria – fortemente voluta dal Movimento cinque stelle – Elisa Giomi secondo cui “Lasorella ha rilasciato dichiarazioni pubbliche che non trovano riscontro nella realtà e che impegnano l’Autorità senza tuttavia che il Consiglio si sia pronunciato in merito, come prevederebbe il nostro regolamento. È una delle criticità della gestione attuale dell’Autorità che vado evidenziando da tempo”.
Ma c’è di più. Le affermazioni del presidente circa la mancanza di fondi pubblici e il fatto che il personale non potrebbe lavorare nei festivi non sarebbero “supportate dai dati” e questo perché innanzitutto “l’Autorità riscuote ogni anno oltre 105 milioni di euro dalle imprese regolate, e queste risorse sono giuridicamente equiparabili a denaro pubblico ma non essendo erogate direttamente dallo Stato, garantiscono la necessaria indipendenza dell’Autorità svincolandola dalla politica”.
E poi ecco i conti sul personale: “Agcom conta su 350 dipendenti che percepiscono una media di circa 150 mila euro all’anno di retribuzione e dispongono di strumenti di lavoro come uffici, computer, software, energia, ecc. per un valore di altri 150 mila euro ciascuno, con un esborso di oltre 300 mila euro all’anno a persona”.
Insomma, è opinabile che “un personale con una dotazione simile possa avere problemi di reperibilità nei giorni festivi e semifestivi o di funzionalità complessiva a causa delle nuove mansioni attribuite ad Agcom in materia di antipirateria, come sostenuto dal Presidente”. Uno scontro interno che evidentemente farà discutere e che riserverà verosimilmente altre sorprese, quantomeno un chiarimento interno. Almeno questa volta – mormora qualcuno nei corridoi dell’Autorità – il presidente sarà tenuto a parlare con gli altri commissari prima di fare ciò che per vari osservatori è stata una “fuga in avanti”. Che si sarebbe potuto, forse, evitare.