Attilio Fontana, il governatore di centrodestra della Lombardia in corsa per la rielezione, ha evitato qualsiasi confronto diretto con i suoi avversari, Pier Francesco Majorino (centrosinistra + Cinque Stelle) e Letizia Moratti (civica + Terzo polo) e Mara Ghidorzi (Unione popolare).
Non solo la disastrosa gestione del Covid. Fiaschi a catena per la giunta lombarda guidata da Attilio Fontana pure sui treni regionali
Il presidente leghista ha motivato la sua scelta, che per la par condicio ha impedito anche agli altri candidati di andare in alcune trasmissioni tv, dicendo che non “voleva essere insultato”. Metterlo di fronte ai disastri compiuti in cinque anni di governo della Regione (quello sulla sanità in tandem proprio con la Moratti sua vicepresidente con delega al Welfare) sarebbe stato un “insulto” e non normale dialettica tra avversari in campagna elettorale.
Intanto, Fontana ha fornito un clamoroso assist al presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte quando ha affermato che “se ai tempi della pandemia fosse già stata in vigore l’autonomia differenziata, l’emergenza Covid a Milano e in Lombardia sarebbe stata gestita meglio dalla Regione”. La replica di Conte non si è fatta attendere: “Se con l’autonomia differenziata la giunta uscente avesse avuto più autonomia nella gestione sanitaria durante la pandemia, avremmo avuto un disastro maggiore”.
Fontana imputa al governo centrale gli effetti di scelte scellerate della Regione (come si spiegherebbe altrimenti la revoca della delega dell’assessore alla Sanità Giulio Gallera?): dalla mancata zona rossa nei comuni della Bergamasca più colpiti dal Covid, al pasticcio dei camici prima comprati e poi “regalati” alla Regione dal cognato imprenditore del presidente, al confinamento nelle Rsa dei contagiati.
Altrettanto disastrosa la gestione delle vaccinazioni, con anziani spediti anche a 150 chilometri dal luogo di residenza per sottoporsi alla prima dose. Bugia delle opposizioni? Non si direbbe, visto che dopo questo flop, Fontana ha azzerato i vertici di Aria, la società regionale che gestiva la piattaforma di vaccinazione. Era il 21 marzo 2021. Ricordarglielo non sarebbe stato un insulto, solo rinfrescargli la memoria che sembra cominciare a fargli difetto.
L’insulto (all’intelligenza dei lombardi) lo fa Fontana quando annuncia che tra le sue priorità ci saranno il completamento della Pedemontana e la costruzione dell’autostrada Cremona-Mantova. Due opere che gli esperti considerano non solo inutili e costose (il primo è un progetto vecchio di quarant’anni il cui costo complessivo dovrebbe superare i quattro miliardi di euro), ma che avranno un forte impatto sull’ambiente.
Un tratto da completare della Pedemontana, infatti, insisterà a Seveso, dove il tracciato previsto passa proprio sopra il terreno in cui sono stati seppelliti i fusti della diossina dell’Icmesa. La Cremona-Mantova, di fronte a una capacità veicolare di 60mila auto al giorno, ne vedrebbe passare al massimo seimila, e lo Stato ha già finanziato il raddoppio della linea ferroviaria che le due città. Proprio i trasporti su rotaia meritano un capitolo a sé del libro di bugie di Fontana. Nel giugno del 2018, poco dopo essere entrato in carica, Fontana chiedeva pubblicamente ai pendolari di avere pazienza perché stava lavorando per migliorare il servizio.
L’anno prima del suo arrivo, Trenord aveva una puntualità dichiarata dell’84%, oggi è del 77%, allora venivano soppressi 33 treni al giorno e oggi sono 54. C’è poi il capitolo Aler con 15mila abitazioni popolari vuote di proprietà regionale in un territorio che ha fame di case e dove, il dato è stato reso noto proprio ieri da Cgil, Cisl e Uil, il 13% degli over 55 lombardi (488mila persone) vive in condizioni di povertà.