D’accordo che la destra è per sua natura conservatrice, ma qui non si butta via niente. Prendiamo il busto di Mussolini a casa della seconda carica di uno Stato fondato su una Costituzione antifascista: a Ignazio La Russa l’ha regalato il padre, storico senatore del Movimento Sociale Italiano, e quindi non si tocca.
È un ricordo, di famiglia insomma, e pazienza se ci ricorda anche quel totalitarismo che ha cancellato la democrazia nel Paese, per i comodi di gerarchi e poteri forti. Ora, non che la sinistra sia stata meno sdraiata sui desiderata di Confindustria e grandi imprese, ma a destra questo concetto delle corporazioni che dettano legge dilaga a dismisura, al punto che un numero relativamente piccolo di concessionari pubblici, che gestiscono da decenni le spiagge pagando due lire di tasse, hanno appena ottenuto l’ennesima proroga per non sloggiare, rinviando le gare che l’Europa e qualunque principio di libero mercato pretendono.
Così ci confermiamo la nazione degli eterni privilegi, incapace di sbloccare le rendite di posizione che ingabbiano l’economia. Cristallizzare le cose, e lasciarle perennemente come stanno, è perciò un’abitudine, una comoda ritualità che porta naturalmente a credere che si stava meglio quando si stava peggio.
Solo in tal modo si spiega, ad esempio, il ritorno del canone Rai con un nuovo apposito pagamento. Anche questa una novità di ieri, forse tirata fuori per punire chi non si sia fatto male abbastanza con Zelensky, i pensierini della Ferragni e il teppismo di Blanco a Sanremo.