Avevano una fretta disperata i ministri che ieri hanno approvato il nulla spacciato per Autonomia regionale differenziata. Una fretta dovuta alle elezioni della prossima settimana. E ancora di più, alla necessità di spostare i riflettori accesi sulle rivelazioni dei giureconsulti Donzelli e Delmastro.
Il primo ha riferito in Parlamento delle informazioni riservate, di cui era venuto a conoscenza dal secondo, suo compagno di partito e di abitazione a Roma. Tali notizie, riguardanti i rapporti tra l’anarchico Cospito e alcuni mafiosi, è evidente che danneggiano qualunque futura indagine, e per questo non dovevano essere divulgate.
Il ministro Ponzio Nordio Pilato, però, ha spiegato che le informazioni non si dovevano diffondere ma non erano segrete, e poiché nel Vangelo di Fratelli d’Italia è scritto “Mai dimettersi”, Donzelli e Delmastro restano incollati alle poltrone di Copasir e Ministero della Giustizia, seppur travolti dalle polemiche.
Bisognava perciò far qualcosa, e ieri con l’Autonomia il governo ha fatto il possibile, approvando senza alcun confronto con le Regioni, gli Enti locali e le opposizioni un testo che non produrrà effetti prima di molti mesi, forse anni. L’importante era tirar fuori un documento, qualunque fosse, e pazienza se apre la strada a un drastico taglio dei servizi in molte parti del Paese.
La priorità era infatti la bandierina elettorale, che incredibilmente viene sventolata anche dai parlamentari di destra eletti al Sud, inconsapevoli o più probabilmente complici del colpo mortale che cadrà sulle loro Regioni.